Kozo è un tipo di carta prodotta in Giappone fin dal VII secolo d.C. a partire dalla corteccia di una varietà locale di gelso (il Kozo, appunto). La fibra ricavata è finissima ma molto tenace; intrecciata a strati dà vita ad un velo sottile e resistente alla manipolazione ma dall’aspetto trasparente, esile, molto leggero, simile al vapore. Akiyama Nobushige, artista giapponese ma con una assidua frequentazione dell’Italia, partendo dalla materia prima e utilizzando le antiche tecniche di produzione importate anticamente in Giappone dalla Cina insieme al Buddismo, produce da sé la carta e con essa realizza sculture, utilizzandola da sola oppure assemblandola a marmo, legno, vetro o altri materiali.
Il risultato è prezioso in un senso che travalica il valore artistico stesso ed ha a che fare con un effetto di particolarità comunque strappato via ad un’epoca di prevalente globalizzazione. Un valore intrinseco da far risalire a due fattori che man mano tendono ad estinguersi: la tradizione etnica espressa nella lavorazione e il tenore localizzante, in questo caso dovuto all’unicità biologica della varietà di gelso. Di globale ed unificante resta la qualità del lavoro artistico che, come i processi di produzione e il mercato, ormai sembra rispondere ad una logica indifferenziata, riconoscibile da oriente come ad occidente, a nord come a sud, laddove ormai le differenze, ridotte a folklore, non svolgono più alcun ruolo necessario. http://www.parcoappiaantica.it/it/notizienew.asp?id=821
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