Dopo essere state visionate dal Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu e dal Parlamento Europeo ed essere in parte state esposte al Museo dell’Olocausto di Washington e al palazzo delle Nazioni Unite a New York, arriva al Maxxi una piccola selezione (Nome in codice: Caesar. Detenuti siriani vittime di tortura) delle oltre 55.000 terribili fotografie che documenterebbero torture ed esecuzioni perpetrate dal regime siriano di Assad a danno degli oppositori prigionieri tra il 2011 e il 2013. Una insostenibile sequenza di cadaveri segnati da ferite, contusioni, denutrizione, strangolamenti e varie altre tecniche di tortura, fotografati, a quanto si sa, da un ovviamente anonimo ex ufficiale dell’esercito, investito dallo stesso regime del compito (nome fittizio Caesar), poi pentitosi e scappato in occidente con una copia delle immagini scattate.
Bisogna subito dire che questo sembra il tipico caso in cui l’emozione, un misto di orrore e ribrezzo, ha coperto completamente il problema dell’autenticità, che sinceramente non pare del tutto risolto. Intendiamoci, non si mette in dubbio che quelli ritratti non siano corpi torturati e violentati, né tanto meno che il regime di Assad (quanto le altre fazioni nel confuso scenario della guerra in Siria) non abbia potuto o non ha effettivamente commesso questo tipo di atrocità; solo che è legittimo qualche dubbio sul fatto che le foto “sono” effettivamente quello che i media occidentali, alla pari dei governi e delle istituzioni occidentali (notoriamente contro Assad), danno ormai per scontato che “siano”, a tutto beneficio della opinione pubblica occidentale.
Allora, senza addentrarsi nelle incongruenze che vengono in mente a prescindere dalla conoscenza dei fatti, bisogna almeno sapere che l’autenticità delle fotografie è stata stabilita da una commissione internazionale costituita di importanti giudici, avvocati, antropologi, esperti in immagini digitali e patologi forensi; una squadra nominata dallo studio legale britannico Carter-Ruck, finanziato allo scopo dalla monarchia del Qatar, anche essa per vari motivi interessata a rovesciare il regime siriano; inoltre che un membro della commissione, tra altri assolutamente convinti, ha dichiarato che in effetti la veridicità del loro rapporto …”dipende dall’integrità delle persone coinvolte” e che tutto il team è ben cosciente del fatto che ci siano interessi diversi nella crisi siriana – sia nazionali che internazionali (Il Post), Insomma le fotografie potrebbe essere vere e probabilmente lo sono, ma la loro vicenda le ha rese un’arma di guerra tra le altre. http://www.fondazionemaxxi.it/events/nome-in-codice-caesar-detenuti-siriani-vittime-di-tortura/
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