Dopo i Musei Capitolini Roma aderisce con altri 14 musei di sua competenza a Google Art Project, il sogno di Google di trasformare il web nel museo dei musei, rendendo visitabili online gallerie e aree archeologiche di tutto il mondo. Nell’ordine, Centrale Montemartini, Mercati di Traiano, Museo dell’Ara Pacis, Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, Museo della Civiltà Romana, Museo delle Mura, Museo di Roma, Museo Napoleonico, Casa Museo Alberto Moravia, Galleria d’Arte Moderna, Museo Carlo Bilotti, Museo Pietro Canonica, Museo di Roma in Trastevere, Musei di Villa Torlonia. Questo significa 800 fotografie delle opere più importanti provenienti dalle collezioni, alcune delle quali ritratte con un sistema che misura la definizione in gigapixel, cioé con unità di misura in miliardi di pixel anzichè nei milioni raggiungibili dalle fotocamere attualmente comercializzate: un livello di dettaglio impensabile per l’occhio umano dal vivo, in grado di rivelare lo scheletro, la grana materiale di un’opera d’arte. Ma questo significa anche musei e area esplorabili con Street Wiew, ricerche effettuabili per nome, collezione, artista, soggetto; accesso a documenti, informazioni e dati; possibilità per gli utenti di confrontare opere custodite in musei separati da oceani, creare con esse una propria galleria virtuale, commentarle e condividerle attraverso Facebook, Twitter, Google+, social tutti integrati nel sistema.
Strumenti di acquisizione e comparazioni dati che un tempo avrebbero fatto la gioia degli studiosi ora sono accessibili a tutti. Bisogna solo fare attenzione che questo armamentario conoscitivo, inimmaginabile per gli autori stessi, non seppellisca la fruizione emotiva cui siamo abituati, assolutamente indipendente dall’analisi all’ultimo pixel di una pennellata. Musei in Comune.
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