La Galleria Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini, in contemporanea con la Madonna Esterházy di Raffaello (fino all’ 8 aprile 2018) e i disegni preparatori degli arazzi Barberini (Glorie di Carta, il disegno degli arazzi Barberini, fino al 22 aprile 2018), dopo aver dato un’altra occhiata ai propri depositi da oggi è in grado di esporre quattro dipinti anamorfici di Jean-François Niceron (Curiose riflessioni. Jean-François Niceron, le anamorfosi e la magia delle immagini, fino al 18 giugno). L’Anamorfosi è una spettacolare e leziosa applicazione delle leggi prospettiche e dell’ottica geometrica alla costruzioni di certe immagini: queste, disegnate in maniera deforme, acquistano leggibilità se guardate da un certo punto di vista oppure se riflesse in specchi dalla forma studiata. Jean-François Niceron (1613–1646), un frate francese vissuto a Roma appartenente all’ordine dei Minimi, professore di matematica ed esperto di ottica, esemplificò l’anamorfosi con la pittura e le quattro opere esposte ne sono un esempio: un vorticoso ghirigoro colorato, adagiato su un piano, lascia a mala pena distinguere alcune forme, ma riflesso in uno specchio cilindrico irto al centro del medesimo piano, si svela essere una scena dipinta.
Tipico del Barocco spettacolarizzare le leggi della percezione per rendere conto del baratro dell’illusione. Ma a Roma solamente e a secoli di distanza, l’illusionistico guadagno di senso, ottenuto passando dall’orizzontale al verticale, è diventato parte dell’ingranaggio funzionale ed economico di una città del XXI secolo. I cantieri della metropolitana “C” continuano a regalare sorprendenti scoperte a profondità altrimenti irraggiungibili dalle normali pratiche di scavo archeologico, come avvenuto ultimamente per la presunta dimora del Comandante rinvenuta a via dell’Amba Aradam, 12 metri sotto il piano stradale. Trecento sontuosi metri quadri, 14 ambienti intorno ad un cortile ornati di pavimenti a mosaico, marmi e affreschi, ristrutturati sotto vari imperatori (II secolo d.C.) e probabilmente rasi al suolo per la costruzione delle Mura Aureliane; tutto sarà smontato per consentire i lavori della nuova stazione della metropolitana e poi rimontato nello stesso posto. l’architettura della stazione e quella della domus si influenzeranno a vicenda. E soprattutto l’andirivieni su e giù dei passeggeri darà nuovamente senso alla domus adagiata sotto terra.
Lascia un commento