Dal primo ottobre sarà attivo anche a Roma (insieme a Milano le prima località per il debutto italiano) il social network così detto delle passioni, Withlocals, dopo un lungo rodaggio in Asia. Lo stile è quello della share economy, il consumo collaborativo, almeno nella forma controversa in cui si va già da tempo affermando con esempi quali Airbnb o Uber, piattaforme ed applicazioni telematiche incuneate tra possessori di beni o produttori di servizi da una parte ed eventuali utenti dall’altra, porte spalancate e senza limiti, con poco o nessun riguardo per i controlli sulle attività economiche che le leggi nazionali e le amministrazioni locali tentano di esercitare, molte volte a costi ingenti per i cittadini e per gli stessi attori di mercato.
Licenze, permessi, sicurezza, requisiti di competenza, tasse, tutto nella spazzatura se l’obiettivo è stabilire la perfetta simmetria tra venditori e acquirenti, l’equilibrio frammisto per il quale tutti possiamo essere produttori e fruitori. Vai a cavallo sull’Appia Antica e puoi accompagnare i turisti in escursione, hai la passione per la storia dell’arte e li porti in giro per Roma a visitare i monumenti, sei versato nella cucina locale e puoi offrigli cenette, hai imparato a costruire scarpe dal nulla o a fare la pasta in casa e puoi insegnarglielo, mettendo a disposizione la tua stessa abitazione come laboratorio.
La fantasia è infinita almeno quanto, per l’appunto, le passioni che uno può avere e che potrebbe voler condividere, naturalmente guadagnandoci un po’. Su tutti per qualità e sicurezza garantisce (dovrebbe) Withlocals al costo di un buon 20%.
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