L’imperatore è vicino ma nessuno lo ha visto, se non in effigie. Una villa suburbana a Fidenae reddito di rango senatorio, o di alta burocrazia imperiale, e la comunità al servizio dei campi e degli animali. Il tempo è un ciclo continuo e fatale di fatiche e sofferenza e nessuno ne chiede ragione, se non che a volte, e te lo aspetti, all’improvviso si increspa di orrore e sommesso stupore. Uno schiavo, forse un liberto, osserva il frutto dei suoi lombi, un bambino di non più di cinque anni, ricchezza e braccia future. Da un po’ la sua testa si gonfia senza posa nella parte superiore destra, tira i lineamenti di zigomo, guancia e mento, tende le tenere ossa del cranio fino a separarne le commessure e qualcosa dentro vuole posto; si può accettare, nessuno intorno sa e sa fare. Lancinante emicrania, dolore vomito pianto e infine prostrazione e catalessi. Il destino è destino, ma qualcuno sa come scacciare i demoni. A Roma, forse mosso da una congrua ricompensa, un uomo con i suoi attrezzi incontra gli occhi del padre ma non quelli del bambino. Ha asportato seni incancreniti a mogli potenti, ridotto fratture con gesti precisi e violenti a contadini, amputato arti fracassati di legionari nelle fredda boscaglie dei germani; il suo estro non si consiglia con il paziente.
Qualcuno lega l’infante, blocca la testa, rade i capelli sottili e lo costringe ad ingurgitare intrugli di alcol, oppio, erbe sedative o calmanti. l’uomo afferra lo scalpello acuminato e battendo con misura incide una U di 5 cm, poi di netto solleva l’osso aprendo un varco nel cranio.
Liquidi trasparenti fiotti di sangue ed ancora pianto; a chiudere un impiastro maleodorante di acqua sale aceto miele sangue di animali e chissà cos’altro (Galeno). Ancora un mese o due, questa sofferenza si perde nel nulla. Il Bambino di Fidene lo potete trovarlo al Museo di Storia della Medicina della Sapienza. http://www.uniroma.tv/video.asp?id=21564
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