Non lo sanno in molti, è comprensibile, ma il 12 gennaio corrente anno, il dottor T. Aebischer del dip. di Matematica e Fisica dell’Università di Roma Tre, insieme ad alcuni collaboratori, dopo due anni di studio della documentazione e sopralluoghi, ha riportato alla luce il caposaldo B della base geodetica tracciata lungo l’Appia Antica da A. Secchi, direttore dell’osservatorio astronomico dello Stato Pontificio, tra il 1854 e 1855; base geodetica di cui si era trovato, già nel 1999, il caposaldo A, davanti alla Tomba di Cecilia Metella, in mezzo alla sede stradale. In poche parole, una linea lunga poco più di 12 km da utilizzare come prima base per la costruzione di una mappa cartografica dello Stato Pontificio per mezzo della triangolazione, metodo per disegnare cartine geografiche in uso sin dal ‘500. In realtà la misurazione, attraverso le pietre miliari antiche poste sulla strada, avrebbe risposto anche ad alcuni dubbi sul rapporto tra miglio romano e metro moderno. Non solo, ma sarebbe servita, in un connubio tra scienza e pratica, alla misurazione della curvatura del globo terrestre. Ecco il caposaldo B, secondo estremo di quella linea, sepolto dal tempo e dall’incuria, venir fuoti in località Frattocchie, in una zona del Parco Appia Antica non molto considerato dai percorsi turistici e naturalistici. Oltre ad una valutazione sul lavoro degli antichi geografi sprovvisti di GPS, la scoperta può essere l’occasione di una rivalutazione dell’Appia Antica come percorso di divulgazione scientifica sulla cartografia e sulle scienze della terra.
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