La Compagnia “Raccontamiunastoria” in collaborazione con l’Ente Parco, attraverso l’iniziativa Appia in Fabula, per la prima volta in maniera sistematica, da novembre a giugno allestisce all’interno del Parco dell’Appia Antica un programma di spettacoli di storytelling. I maggiori interpreti italiani ed internazionali di questa forma di spettacolo al confine tra teatro, performance fisica e letteratura orale, racconteranno con parole, suoni e gesti le favole e miti nati sul nostro territorio o portate dai paesi di origine. La serie completa di eventi, che culminerà in estate nell’ottava edizione del Festival Internazionale di Storytelling, la trovate su http://www.raccontamiunastoria.com/appia-in-fabula.html.
Tutte le definizioni dello “storytelling”, comprese quelle redatte dagli organismi associativi internazionali che lo promuovono, sostengono che in esso elemento distintivo è l’uso di un linguaggio codificato (le lingue dotate di un vocabolario e di una sintassi, comprese quelle fatte di gesti come ad esempio la LIS), che àncori il racconto ad una tradizione culturale, ad uno specifico pubblico in grado di intenderlo senza troppe preamboli; qualcosa di simile alla jazz-session sulla base di uno standard. Ma ancora di più insistono sul fatto che la narrazione non è asettica, separata dalle reazioni del pubblico, piuttosto si nutre, si alimenta di esse, adattandovisi in uno scambio vivo. Nelle performance, a seconda della personalità dell’interprete, si potranno o meno presentare ausili, come strumenti musicali, costumi, ecc., ma l’essenziale nello storytelling è questo.
Ora, nell’epoca in cui grazie ai vecchi e nuovi media tutto è, con un termine più che abusato, “narrazione”, o meglio, generico (senza grandi visioni del mondo) esporsi, sedurre raccontando – prodotti, economia, aziende, politica, individuo, corpo, proprio tutto -, quello che più interessa è conoscere cosa tiene avvinghiati narratore e pubblico. Per quale motivo riescano ad combaciare come tessere di un mosaico il saper raccontare dell’uno – che poi è sapere qualcosa di più, qualcosa io ho visto e voi no, in altri termini l’esercizio di un potere – ed il piacere di ascoltare dell’altro, che in definitiva consiste in un vivere risparmiando la vita, un mietere senso senza farsi del male. Nel caso degli strorytellers solo l’onesto prezzo del biglietto, in molti altre situazioni noi stessi, interi.
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