A settant’anni dal fortunoso ritrovamento e a cinquanta dall’acquisizione da parte dello Stato della Giuditta e Oloferne di Caravaggio (dipinto a cavallo tra cinquecento e seicento), Palazzo Barberini propone Caravaggio e Artemisia: la sfida di Giuditta. 29 opere provenienti dai musei di tutto il mondo che, suddivise in quattro sezioni, illustrano l’evoluzione del soggetto biblico innescata da quel quadro nella pittura dell’epoca, rendendo palpabile la rivoluzione naturalista e anti-manierista di Caravaggio e contemporaneamente esaltando la novità nella novità costituita dalla personalissima interpretazione datane da Artemisia Gentileschi.
Non si può fare a meno di notare che se è Caravaggio a rinunciare, con un epocale colpo di genio, ad ogni apparato simbolico, religioso, ideologico, estraendo dal buio l’istante teatrale, la rappresentazione vivida di un evento rituale in cui Giuditta sacrifica Oloferne alla libertà del suo popolo, bisogna aspettare il quadro di Artemisia (1612) perché l’episodio assuma le sembianze, al tempo stesso poco teatrali e per niente rituali, di un vero efferato omicidio.
Nel primo, certo fortemente realistico, il centro della scena è la testa di Oloferne, mentre per espressione e postura Giuditta, leggera come una vela rigonfia, seraficamente illuminata, insieme all’anziana serva (impaziente, quasi contrariata dall’incombenza), appare distante, periferica, come chi sta svolgendo un compito che il destino e la nazione hanno assegnato, presente e arruolata a fare le veci di quel destino e di quel popolo. In Artemisia (versione di Capodimonte), sopra un Oloferne sfigurato dall’ombra, la donna e la sua fantesca – questa volta giovane come lei – sono entrambe fisicamente, emotivamente e personalmente impegnate, intenzionalmente artefici e titolari dell’esecuzione. Nell’arte successiva questo squarcio prepotente sulla verità, inciso da Caravaggio e spalancato da Artemisia, soffocato temporaneamente dal decoro barocco, riemergerà definitivamente dalla memoria come pietra di paragone. Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini, fino al 27 marzo 2022.
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