Le recensioni dei clienti su internet è cosa buona e giusta. Chi meglio può consigliare un luogo, un albergo, un ristorante se non quelli che ne hanno avuto esperienza diretta? Nella realtà può essere vero. Nella comunicazione, e in special modo su internet, l’equilibrio tra verità e falsità, tra detto e dissimulato, è una linea sottile, quasi invisibile.
Ancora di più quando di mezzo ci sono interessi economici in costante progressione e molte persone nel mondo, per trovare quanto cercano, si rivolgono a colossi della rete come Tripadvisor, Trivago, Booking.com, i quali si servono quasi esclusivamente del sistema dei giudizi degli utenti per listare una “classifica di qualità” e decidere la conseguente visibilità delle strutture affiliate.
In questo campo, come in tutto ciò che viene venduto su internet, film diversi possono essere girati. Gli attori sono gli albergatori che vogliono recensioni ultra positive (a volte al di là del ridicolo) per scalare la lista dei risultati di ricerca, oppure che, anche legittimamente, offrono sconti, notti gratis, servizi extra per una recensione o per un “mi piace” su Facebook; poi ci sono i siti che vogliono avere affiliati con un’ottima reputazione; non dimentichiamo la concorrenza che ha interesse a parlar male di chi può sottrargli fette di mercato; includiamo inoltre chiunque, singoli o vere e proprie organizzazioni, che vendono recensioni, naturalmente del tutto inventate.
Ma mettiamoci anche gli utenti veri che, se non quando sollecitati direttamente dai gestori, raramente hanno voglia di mettersi a scrivere qualche riga sulla struttura che li ha accolti, salvo forse per massacrarla nel caso in cui ne abbiano avuto un esperienza veramente negativa, non necessariamente legata in maniera diretta al servizio.
Non possiamo scordare la recensione indispettita, a tratti feroce, di un ospite che si parlava malissimo della pulizia, della colazione e della biancheria del bed and breakfast solo perché il gestore non si era fatto carico dei danni provocati dai botti di capodanno alla sua automobile parcheggiata nel cortile condominiale .
Si dirà che per la legge dei grandi numeri, cioè con molte recensioni, alla fine la verità viene fuori ugualmente. Ecco questo, secondo noi, è il caso in cui tutto funziona al contrario. Se mettiamo insieme quanto detto con l’entusiasmo dal tono stupido, irritante fino alla provocazione della maggior parte delle recensioni, concludiamo che quelle false o pilotate siano la regola.
La non veridicità può essere intuita ma la falsità, soprattutto su internet, è quasi impossibile da dimostrare. Tanto più che in base a sentenze americane, comunque i siti o le applicazioni che ospitano recensioni non sono considerati responsabili giuridicamente di esse. Pensiamo ai siti e blog satellite che spacciandosi per indipendenti, sfornano giudizi falsi, o a quei portali collaborativi che pagando, commissionano recensioni a manovali della scrittura di tutto il mondo e di tutte le lingue. Pensiamo alle poker room, giochi e scommesse sportive online, ai siti di e-commerce affiliati, e a qualunque posto virtuale in cui occorre parlar bene di prodotti e servizi; solo in alcuni rari casi questo movimentato business è stato smascherato e sanzionato.
Dalla rivista Wired di marzo 2013, apprendiamo che Nicola Salvetti, un specialista italiano di intelligenza artificiale che vive e lavora a San Francisco, con l’aiuto di specialisti, sta cercando di mettere a punto un sistema statistico basato su parametri di tipo linguistico, psicometrico e informatico in grado di smascherare automaticamente recensioni false nel 90% dei casi. Speriamo si sbrighi.
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