la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma apre la Domus Aurea con visite guidate ai cantieri, tutti i sabati e domeniche, a gruppi ed ad orari prestabiliti con prenotazione, per ora fino al 28 dicembre 2014 (per i contatti scaricate il Pdf all’indirizzo http://archeoroma.beniculturali.it/evento/progetto-domus-aurea). Il tratto residuo del colossale palazzo di Nerone – si pensi che intero recintava sezioni del Celio, del Palatino, della Velia ed dell’Esquilino in circolo intorno ad un lago che occupava l’intero sito dove sarebbe stato edificato il Colosseo -, copre un area di 300 metri di lunghezza per 190 metri di larghezza, forse nemmeno adibita ad abitazione, completamente ingoiata dal colle Oppio; un recupero titanico, avido di finanziamenti e che pone alla Sopraintendenza più ordini di problemi, in definitiva imputabili al fatto che i suoi innumerevoli ambienti furono riempiti di terra in epoca successiva per servire da fondamenta alle Terme di Tito e di Traiano; fortuna ha infatti voluto i resti di queste ultime ancora oggi troneggiare intoccabili all’interno del parco; parco che a sua volta sulle rovine della Domus si è stabilizzato facendogli da soffitta, un vero giardino, pure esso meritevole di rispetto conservativo. Insomma la Domus Aurea sta sotto e ci rimane, cosicché tutto quanto non trafugato nei secoli passati si prende infiltrazioni e umidità. E allora, nonostante il suo valore assoluto di testimonianza storica, essa non sarà mai un monumento visibile al punto da generare un immagine precisa e popolare. E anche quando le decine di stanze e corridoi saranno liberati dalle scorie e messi in sicurezza, ed il nuovo giardino con il suo sofisticassimo sistema di impermeabilizzazione e scolo delle acque sarà ultimato, la Domus Aurea resterà un labirinto di grotte, così come l’avevano intesa i primi artisti a calarsi al suo interno durante il Rinascimento.
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