La Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma riunisce per la prima volta e mette in mostra una selezione delle opere attribuite a Carlo Saraceni, pittore veneziano operante a Roma tra la fine del ‘500 e i primi decenni del ‘600 nell’orbita della rivoluzione caravaggesca, quasi esattamente contemporaneo del grande Michelangelo Merisi. voluta e organizzata dall’ex soprintendente Rossella Vodret, l’esposizione, oltre a raccogliere le opere ben presenti nelle chiese romane, alcune restaurate per l’occasione, fornisce l’occasione di ammirare da vicino dipinti custoditi nei musei esteri, come il Paradiso del Metropolitan Museum di New York, la Venere e Marte (collezione Carmen Thyssen-Bornemisza, Museo Thyssen-Bornemisza), il Diluvio Universale, rinvenuto in un convento della penisola sorrentina e preso dalla collezione Orsini, la Giuditta (collezione privata). In quest’ultimo, trattando l’episodio biblico comunissimo anche nella pittura contemporanea, tutta la posizione storica e lo spessore creativo di un pittore prono alla maniera di Caravaggio nella nettezza drammatica dei lampi di luce, ma affezionato al pudore elegante della pittura veneziana nella scelta dell’inquadratura.
L’orrore sanguinoso e deformante i volti della decapitazione in diretta, ad esempio in Caravaggio o Gentileschi, lascia il posto al ritmo pacatamente quotidiano dell’ancella che si ingegna per tenere aperto il sacco in cui Giuditta, operosa più che glaciale, farà rotolare la testa mozzata di Oloferne. Palazzo di Venezia, fino al 2 marzo 2014. Sito Internet.
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