A Casa Vuota (via Maia 12, Quadraro Vecchio), lo spazio espositivo ricavato da un appartamento vuoto appunto e non del tutto ripulito dalle tracce lasciate dai vecchi inquilini, fino al 31 marzo 2018 su richiesta è visitabile gratuitamente la personale dedicata a Massimo Ruiu, artista romano originario di San Severo (Fg), paesone disteso come una colonia lunare sul Tavoliere delle Puglie. Vi trovate muti fondali, pesci da illustrazione di bestiari marini e oggetti simbolo della battaglia tipicamente umana per sfuggire all’oblio. Ma forse proprio guardando ai luoghi delle sue origini si intuisce l’approccio di Ruiu al problema del sopra e del sotto, della superficie baluginante e dell’abisso oscuro, del navigare e dell’affondare, e si può capire se dal fondale, dal nulla sia possibile o meno riemergere.
Nella consueta dialettica tra pianura e montagne, dai rilievi, Gargano o Subappennino Dauno, il Tavoliere appare come un fondale marino e lo è stato realmente milioni di anni fa. Ma come accade molto spesso, non si sa attraverso quali solidi raccordi, l’ingranaggio della memoria è una ruota dentata, messa in moto da una serie infinite di ruote dentate, di tutte le dimensioni; ci parla, anzi noi siamo parlati da essa, da posti che trascendono le nostre esistenze biologicamente individuate. Abitare quella pianura deve essere effettivamente abitare un fondale marino, alla stregua di pesci muti e dimenticati, tra alghe e relitti, testimonianze incomunicabili. E allora il problema non è tanto ritornare a galla quanto rendersi consapevoli di essere coloni del nulla. Da sempre. https://www.facebook.com/pg/casavuotaroma/posts/.
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