Roma. David Laskin, inviato del New York Times a Roma, in un articolo di gennaio 2025 dice la sua sulle cinque bellissime chiese della città da non mancare se non si vuole rimanere incagliati nella calca dei pellegrini durante il Giubileo. Per meglio perseguire lo scopo il giornalista, guidato dall’archeologo Luca Lorio, ha preferito concentrarsi su quelle che, in mezzo allo scintillìo rinascimentale e barocco della gran parte dei templi della città, meglio hanno conservato particolari grandi e piccoli delle loro origini paleocristiane e l’eleganza architettonica, al confine temporale situato nel IV-V secolo d.C., tra le linee pagane del tardo impero e la visione ancora sobria della nuova fede cristiana che da quelle linee discende.
In effetti queste sono sicuramente le già meno frequentate dai turisti. Esemplari in questo senso la sorprendentemente conservata chiesa a pianta circolare di Santo Stefano Rotondo; Santa Sabina sull’Aventino che dall’interno si potrebbe confondere con una basilica della Roma repubblicana; l’antichissima basilica di Santa Pudenziana con uno dei mosaici absidali più antichi della chiesa occidentale (fine IV secolo). Tra esse Laskin trova posto per le due grandi Basiliche Giubilari di Santa Maria Maggiore, che custodisce notevoli lasciti del cristianesimo dei primi secoli (si vedano i mosaici del V secolo della navata centrale e sull’arco di trionfo), e di San Paolo fuori le Mura, quasi completamente ricostruita dopo un incendio ottocentesco, per questo ancora più vicina all’idea originale di chiesa paleocristiana. Non mancano nel reportage consigli sulle parentesi culinarie da concedersi durante la visita.