Il Parco degli Acquedotti approda sulle pagine dei viaggi del New York Times. David Laskin, da decenni esploratore delle antichità romane, col supporto del fotografo Roberto Salomone, racconta impressioni e pubblica immagini raccolte sul tracciato e intorno ai resti del più lungo (oltre 90 Km, dei quali solo una decina sopra il suolo, ma le misure del NYT non sono precisamente in accordo con quelle di altre fonti) tra gli acquedotti dell’Antica Roma. La così detta Acqua Marcia (144 a.C.) – condotta dell’acqua già dagli stessi costruttori celebrata come la più buona, limpida e pura tra le acque che a partire dall’età repubblicana arrivavano al centro di Roma – stimola la fantasia del giornalista che con coraggio speleologico va a vedere di persona le sue sorgenti di captazione sotterranee ancora attive, lungo il fiume Aniene, più di trenta chilometri ad est di Roma.
Prosegue poi ad esplorarne con una guida lo speco sotterraneo nei pressi di Vicovaro, scende lungo il percorso fino allo spettacolare Ponte Lupo, infrastruttura ancora in piedi che consentiva all’acquedotto di superare una profonda gola; visita naturalmente il tratto emerso più lungo nel Parco degli Acquedotti, non senza cedere all’imprescindibile impulso di citare La Dolce Vita e La Grande Bellezza. Infine giunge al grande snodo di Porta Maggiore, dove Il Marcio incontra gli spechi di altri sette acquedotti; va oltre, a Porta Tiburtina, dove, dopo una repentina virata, prosegue fino a fermarsi al bacino di distribuzione, oggi sepolto sotto la Stazione Termini. L’avventura finisce a Piazza delle Repubblica dove campeggia enorme la Fontana delle Naiadi, in pratica la mostra dell’Acqua Marcia dopo che nel 1870 questa era stata ripristinata col nome di Marcia Pia.