In una città dove si arriva e si transita per troppi motivi, in cui il turismo ha i suoi redditizi circuiti pop e, aldilà di questi, il motore dell’economia è sempre più alimentato dalla pubblica amministrazione (molte grandi aziende stanno al momento letteralmente scappando), il Roma Jazz Festival, quest’anno alla sua quarantunesima edizione, non riesce a spiccare per attrattiva; di conseguenza non è in cima ai pensieri di politica, finanziatori e cittadinanza.
Eppure non si può negare che questa manifestazione sia ormai parte del circuito mondiale più importante, e si posizioni tra quegli eventi nei quali il jazz – o almeno quello che esso è diventato, una musica non più etnicamente e territorialmente individuata, piuttosto un soffio vitale che, colmo di sentimento ma totalmente privo di retorica, ispira novità ed esiti differenti in ogni parte del mondo – il jazz, dicevamo, dispiega tutto il peso della sua storia senza lesinare novità e sperimentazione. Basta scorrere la lista di alcuni dei musicisti che vi hanno lasciato la firma nel corso dei decenni per rendersene conto: Miles Davis, Dizzy Gillespie, Sarah Vaughan, John McLaughlin, Gato Barbieri, Sonny Rollins, Jorge Benson, Gerry Mulligan, Richard Galliano, John Scofield, Pat Metheny, Fats Domino, Woody Herman, Ray Charles, Betty Carter, B.B.King, Chick Corea, Jim Hall, Elvin Jones, Wayne Shorter.
Nelle mani della Fondazione IMF e del suo presidente Mario Ciampà, l’uomo che probabilmente ha portato a Roma il concetto di jazz club e l’idea che il jazz si potesse insegnarlo ad una grande quantità di gente (fondatore della Saint Louis), Il Roma Jazz Festival ultimamente si è legato a grandi temi: letteratura, cinema, arte, economia, new media e, in questa edizione, Jazz is my religion, la religione. In fondo una suggestione irrinunciabile se si pensa alle origini di questa musica. Così, tra riletture etniche, interpreti italiani di punta e omaggi a Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Thelonius Monk, Fats Waller, John Coltrane, il jazz viene a mostrare a Roma il suo risvolto mistico, a presentarsi negli aspetti più accattivanti di cui qualche volte anche la religione è capace: nel progresso la virtuosa continuità, i sacri testi calati nel contemporaneo, la magica alleanza tra generazioni per la quale la tradizione non è una radice da estirpare ma una linfa di cui nutrirsi. Programma e location su http://www.romajazzfestival.it/.[Continua]