Chiusi da quarant’anni per motivi di sicurezza, l’ultimo settore e l’attico del Colosseo (quarto e quinto anello della cavea) riaprono ai visitatori dal primo novembre 2017. Naturalmente con la cautela imposta dagli spazi angusti della galleria di raccordo tra il II e III livello – quella che aveva funzione di smistamento del pubblico e non di accesso alla cavea, la sola conservata come in origine e adesso per la prima volta visitabile – e dalle ardue, ripide scalinate; la visita infatti sarà possibile solo su prenotazione, accompagnati da una guida, a gruppi di 25 e al costo di 9,00 euro a persona (gratuito sotto i 12 anni e a 15,00 euro se si cumula con la visita all’arena e ai sotterranei), oltre il normale biglietto di entrata al monumento (12,00 euro intero, 7,50 ridotto). Informazioni precise su http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/documents/1507031915707_ApprofondimentiVisitaColosseo.pdf.
Più difficili da raggiungere per la pendenza quasi a piombo, e afflitti da sommaria visibilità dell’arena, “complessiva, ma non analitica” come dice la direttrice Rossella Rea, questi settori (In giallo nella grafica, come la galleria di smistamento; materiale scaricato dal su riportato link) erano riservati alla plebe, e alle donne in particolare, evidentemente da quando qualcuno incominciò a scorgere nella promiscuità una minaccia per famiglia e Stato. La sensazione di equilibrio precario che suscitavano in chi doveva inerpicarvisi, più che le barriere fisiche, dovevano fare già da cintura sanitaria, limite di separazione dagli spalti più in basso, occupati via via da borghesi, cavalieri e infine senatori; sensazione che doveva sembrare decuplicata sull’attico, a circa quaranta metri di quota, nonostante tutti concordino che lì fossero di conforto gradinate in legno per sedersi e la copertura di un porticato sull’intero perimetro.
Da mito a icona pop, passando senza soluzione di continuità attraverso cinema, 3D e Minecraft, il monumento antico più virtualizzato al mondo può regalare ancora sudore e vertigine.[Continua]