Enrico Appetito è passato con la sua macchina fotografica per il meglio dei set cinematografici italiani dagli anni cinquanta fino al 2003, anno della sua morte, e a testimoniarlo basta l’icona di Alberto Sordi che mangia gli spaghetti in Un americano a Roma. Solo lui, con alcuni dei suoi quattrocento scatti dai film di Antonioni di inizio anni sessanta, L’Avventura, La Notte, L’Eclisse, Il Deserto rosso (in mostra alla Galleria Nazionale di Arte Moderna fino al 7 febbraio 2016) poteva cavare il regista ferrarese dall’equivoco di essere parte solamente della storia del cinema e non dell’arte tout court. Di essere una dura prova per la pazienza e l’attenzione degli spettatori e non piuttosto un miracolo del quale non ci si può permettere di perdere nessun movimento di macchina, nessuna inquadratura, con la stessa disposizione con cui si è pronti a guardare un oggetto dal riconosciuto valore culturale quale può essere un quadro del Rinascimento.
La messinscena di Antonioni accanto alle opere di De Chirico, Burri, Vedova e altri maestri del Novecento da lui stesso amati rende naturalmente apprezzabile la sua ricerca di una visione che certo oggi, desensibilizzati dalle valanghe immagini come siamo, non riusciamo che a cogliere in maniera marginale. Questa mostra può aiutarci a recuperare quanto di quelle finestre sulla realtà si siano impossessate del nostro modo di guardare alle cose e quanto influenza, insieme a quelle di pochi altri, abbiano avuto sull’arte moderna, compresa quella popolare del cinema hollywoodiano. I 400 scatti di Enrico Appetito per Michelangelo Antonioni. Il segreto dell’arte contemporanea sui set 1959 – 1964, http://www.gnam.beniculturali.it/index.php?it/22/eventi-e-mostre/160/i-400-scatti-di-enrico-appetito-per-michelangelo-antonioni-il-segreto-dellarte-contemporanea-sui-set-1959-1964[Continua]