Probabilmente il modo migliore per capire la prima guerra mondiale – un evento storicamente influente sull’Europa e sul mondo così come sono oggi, ma umanamente per noi sbiadito, lontano – è visitare “Trincee ’14/18. La Grande Guerra negli occhi di un soldato”, una mostra di fotografie a lastra stereoscopica, cui si affiancano cimeli e documenti d’epoca, organizzata in occasione dei cento anni dallo scoppio del conflitto dalla galleria “Tempi Moderni” di via Giulia, con il sostegno di Roma Capitale e Regione Lazio. La fotografia stereoscopica, che proprio nelle trincee ha raggiunto l’apice del suo utilizzo, è un scoperta vecchia almeno quanto la fotografia stessa. Essa sfrutta un intuizione geometrica antichissima che mette in relazione la visione bioculare propria dell’uomo (due esposizioni della stessa immagine) con la capacità di valutare le distanze, quindi di dare profondità dimensionale al campo visivo; principio che oltre a spiegare la nostra attitudine ad abitare lo spazio a tre dimensioni ha trovato moltissime applicazioni scientifiche, non ultima quella sfruttata nel metodo della parallasse allo scopo di misurare la distanza delle stelle dalla terra. Apparecchi per scattare due foto simultanee delle stessa scena sono servite ai fotografi di guerra per riempire soprattutto in Italia e Francia gli archivi storici come la fondazione Mario Moderni, dal quale sono state selezionate le fotografie tridimensionali in mostra. A ragione essi – infreddoliti e affamati, in mezzo a fango, pulci, topi e membra umane staccate dai corpi – hanno supposto i posteri desiderosi di trovarsi lì e hanno inviato loro la terza dimensione spaziale nel tentativo di eliminare il tempo, un nemico peggiore di tutti quelli anonimi, nascosti a qualche centinaio di metri. http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?contentId=NEW649785&jp_pagecode=newsview.wp&ahew=contentId:jp_pagecode
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Il Marsia della Villa delle Vignacce
Sarà esposto ai Musei Capitolini, accanto ad un soggetto analogo proveniente dagli Horti di Mecenate, il Marsia, uno dei pezzi importanti rinvenuti nel 2009 durante la campagna di scavo nel Parco degli Acquedotti, presso l’area archeologica conosciuta come villa delle Vignacce (II-III secolo d.C.), condotta in convenzione tra la Sopraintendenza e l’American Institute for Roman Culture. Prima di essere collocata definitivamente nel museo della Centrale Montemartini, i cui laboratori peraltro hanno curato pulitura e restauro, la statua rimarrà nel Palazzo dei Conservatori fino al primo febbraio 2105. Ricordiamo il pacato dialogo e l’immediata intesa che ci ha legati al dott. Darius Aryia, responsabile per l’American Istitute per quegli scavi, il quale fin dall’estate del 2007 ci chiese di ospitare per un paio di mesi presso i nostri alloggi una dozzina e mezza di giovanissimi archeologi provenienti dalle università americane. Ricordiamo il nostro stupore impotente di fronte al vigore entusiasta, a volte incontenibile, di quei ragazzi e di quelle ragazze, neppure debolmente mitigato dalla calura estiva; e la nostra meraviglia del loro lunghissimo, inspiegabile viaggio per arrivare al nostro Parco degli Acquedotti, rivoltare di due metri il terreno che da decenni noi calpestavamo indifferenti, spazzolare infaticabilmente pavimenti a mosaico, ripulire vasellame e statuaria a pezzetti e infine riporre con cura quanto trovato in rozzi capanni dal tetto di latta ondulata. Ma ricordiamo anche gli stessi scavi all’improvviso nuovamente interrati (2010?), attrezzature e cantiere rimossi in fretta e furia e la villa delle Vignacce riacquistare il suo solito profilo fatto di sparuti e illeggibili ruderi, di nuovo spendibile come sfondo per i grassi e affollati picnic domenicali delle comunità di immigrati.[Continua]
L'inverno di Roma Capitale 2014/15
L’11 dicembre scorso l’assessore Marinelli ha presentato tutte le iniziative di promozione culturale di Roma Capitale per i tre mesi invernali, espressione di una programmazione che nasce dalla collaborazione tra il Comune e le istituzioni culturali che gestisce o di cui è uno dei soci. Coinvolti Accademia di Santa Cecilia, Casa del Jazz, Teatro di Roma con iniziative all’Argentina, India, Teatro di villa Torlonia e Teatro del Lido; l’azienda Palaexpo con eventi speciali intorno alle mostre in corso sia alle Scuderie del Quirinale che al Palazzo delle Esposizioni; e ancora la Casa del Cinema, l’Auditorium con proiezioni ed eventi organizzati dalla Fondazione Cinema per Roma, il sistema dei Musei in Comune e quello delle Biblioteche Comunali. Particolare risalto alle manifestazioni portate nelle periferie, tra le quali gli spettacoli completamente gratuiti inclusi nel progetto “Roma Grande Formato”. Per citarne alcuni, L’Accademia di Santa Cecilia sarà impegnata con le “Quattro Stagioni” nella chiesa di Santa Monica di Ostia Lido il 17 dicembre e con un coro di 105 voci bianche alla parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe e San Filippo all’Aurelio nella serata del 20 dedicata ai canti di Natale. Il Teatro dell’Opera con il suo coro di adulti di 87 elementi si trasferisce nella chiesa di Santa Rita da Cascia a Tor Bella Monaca il 23 dicembre e il 5 gennaio per eseguire le sinfonie di Verdi. Ancora evento speciale il 28 del Roma Gospel Festival con Trini Massie & The Sound of Gospel Singers presso la chiesa di San Cirillo da Alessandria d’Egitto a Tor Sapienza.[Continua]
Roma Film Festival XIX per Dario Argento
In occasione del Roma Film Festival, manifestazione che gode del sostegno del Ministero per i Beni e le attività culturali Direzione Cinema e della Regione Lazio, il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale organizza dal 16 al 21 dicembre 2014 presso il Cinema Trevi una rassegna completa dei film di Dario Argento, tra i quali un Profondo Rosso appena restaurato. Il 16 alle ore 21, dopo la proiezione de L’uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove code, il regista partecipa di persona ad un incontro moderato dall’organizzatore della retrospettiva Adriano Pintaldi. La riscoperta, dai tempi del muto, che il cinema non è parola e dialogo ma una sequenza di immagini in movimento la dobbiamo a lui e a pochissimi altri. Tant’è che le sue soluzioni con la macchina da presa, i movimenti, le soggettive, i cambi repentini di inquadratura oggi appaiano normali ed acquisiti perché imitate ed digerite da tutto cinema internazionale, quello americano per primo; ma in lui forse per la prima volta assurgono a motori esclusivi dell’ingranaggio narrativo, insieme all’ossessione per il ruolo subliminale dei particolari ed un gusto coloristico tutto europeo, se non propriamente italiano. Certo, proviamo a sottrarre il lavoro critico sulla portata illusoria dell’immagine in Antonioni – non a caso il David Hemmings di Profondo Rosso è una riedizione ciarliera e un po’ tonta di quello di Blow Up ; releghiamo la colonna sonora in un ruolo inferiore a quello di attrice protagonista, quale è stata in Sergio Leone; dimentichiamo il coraggio di Hitchcock di penetrare l’abisso delle paure ancestrali.[Continua]
Memling. L'arte finanza
Bruges fino al XIII secolo costituisce il terminale dei traffici di tutto il Nord Europa per la Lega Anseatica, congrega di città sul Mare del Nord; un commercio primitivo, al limite del baratto e sostanzialmente isolato da quello ben più vitale nel Mediterraneo e in oriente. Nei suoi magazzini aringhe dalla Scania, merluzzo dalla norvegese Bergen, miele e pellicce dalla Russia, birra e sale dall’Europa nord orientale, grano e legname da Danzica e da Königsberg. Forte di una certa autonomia delle Fiandre dal regno di Francia ascrivibile agli indomiti duchi di Borgogna, di un antico asse privilegiato nel commercio della lana grezza con l’Inghilterra e del collegamento diretto al mare apertosi del tutto fortuitamente nel 1134 dopo una tempesta, nel corso del XIV secolo la città completa la sua metamorfosi e si trasforma nel principale nodo dei traffici tra Nord Europa Mediterraneo e oriente, ruolo che conserverà per tutto il XV secolo, anche se con segni di decadenza nell’ultimo scorcio.
Arrivano genovesi, veneziani e toscani con sete italiane e velluti e con vini, sete e spezie provenienti dai popoli dell’estremo oriente; gli spagnoli portano lana e pelli, ferro dalle province basche; frutta, olio, vino, olive e ancora spezie dall’Asia giungono con i portoghesi. Ogni comunità nazionale stabilisce una rappresentanza commerciale in città e dal commercio ricchezza e denaro, e dal denaro, perpetuo ingranaggio, altro denaro, quello in prestito su pegno, in cambio di altra valuta, o a cambiali. Oggi questa la chiamiamo finanza e banche le trappole che la fanno.[Continua]