E’ noto, Mussolini incomincia a ricavare cunicoli dal sottosuolo di villa Torlonia a partire dal 1940, prima con il rifugio cantina, e poi con un più comodo riparo all’interno del Casino Nobile. Ma quando nel ’42 Milano Torino e Genova sono prese di mira dai bombardamenti alleati, decide di farsi costruire un bunker come si deve sul piazzale antistante lo stesso Casino Nobile, più solido, spazioso e attrezzato. I suoi timori erano fondati. Il generale Harris, responsabile delle operazioni aeree Italia, oltre che colpire i nodi ferroviari intorno alla capitale – eventualità verificatasi poi all’inizio dell’estate ’43 – sarebbe stato felice di fargli la pelle con un bombardamento mirato sulla sua residenza e su Palazzo Venezia; entusiasmo condiviso pienamente dal suo superiore, comandante della Royal Air Force, sir Charles Portal. Churcill però, anche se mal volentieri, nega il permesso ai due, considerando irrisoria la probabilità di uccidere il dittatore a fronte di quella non trascurabile di far male alla città eterna, ai monumenti e al Vaticano, ed esporsi in tal modo alla riprovazione del mondo intero, oltre naturalmente che a quella dei romani e degli italiani. Il bunker comunque era già in costruzione dal dicembre 1942 e sarebbe stato senz’altro completato e inaugurato se Mussolini non fosse stato arrestato il 25 aprile dell’anno successivo. I rifugi di villa Torlonia sono adesso disponibili per la visita (info: http://www.museivillatorlonia.it/servizi/news/il_bunker_e_i_rifugi_antiarei_di_villa_torlonia) dopo che furono aperti nel 2006 e subito richiusi per la forte presenza di gas radon.[Continua]
La Feltrinelli via Appia. Bollani e il suo Zappa
Il 12 novembre 2014 Stefano Bollani è ospite a La Feltrinelli di via Appia Nuova per presentare l’uscita Sheik Yer Zappa, il cd che raccoglie alcune registrazioni effettuate nel 2011 durante il suo tour dedicato alla musica di Frank Zappa. La Band di livello internazionale vede Jason Adasiewicz al vibrafono e Josh Roseman al trombone, i due strumenti zappiani per eccellenza, Larry Grenadier al contrabasso, Jim Black alla batteria. Insieme per una musica che, partendo da alcuni brani tra i più conosciuti e dissacranti del musicista – Bobby Brown Goes Down, Blessed Relief, Peaches En Regalia, Uncle Meat – prende poi la propria originalissima strada. Di Zappa rimane, a detta dello stesso Bollani, lo spirito di saccheggiatore dei generi che riesce costruire la propria successione di suoni, complessa profonda originale, da tutta la musica passata e presente che c’è nell’aria. Il pianista però condivide con l’inclassificabile genio italo-americano anche un rapporto non ingenuo, nobilmente tecnico con la musica e la sfida aperta al pop con i mezzi del pop; non molti l’hanno fatto. Il Pop è mercato, è superfice, è adolescenza e ricordo personale sommati a melodramma, si nutre di tutti i folklori locali ma ne conserva solo lo stereotipo, è colonna sonora in un paesaggio urbano in cui tutto si assimila al cinema e alla finzione a scopo pubblicitario, è musica per chi non ha il tempo di ascoltare musica; il pop, al di la dell’ambito musicale insomma è l’arte di tutti e per tutti. Di fronte a questo virtù tentacolare si deve venire a patti.[Continua]
Cantiere Domus Aurea aperto al pubblico
la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma apre la Domus Aurea con visite guidate ai cantieri, tutti i sabati e domeniche, a gruppi ed ad orari prestabiliti con prenotazione, per ora fino al 28 dicembre 2014 (per i contatti scaricate il Pdf all’indirizzo http://archeoroma.beniculturali.it/evento/progetto-domus-aurea). Il tratto residuo del colossale palazzo di Nerone – si pensi che intero recintava sezioni del Celio, del Palatino, della Velia ed dell’Esquilino in circolo intorno ad un lago che occupava l’intero sito dove sarebbe stato edificato il Colosseo -, copre un area di 300 metri di lunghezza per 190 metri di larghezza, forse nemmeno adibita ad abitazione, completamente ingoiata dal colle Oppio; un recupero titanico, avido di finanziamenti e che pone alla Sopraintendenza più ordini di problemi, in definitiva imputabili al fatto che i suoi innumerevoli ambienti furono riempiti di terra in epoca successiva per servire da fondamenta alle Terme di Tito e di Traiano; fortuna ha infatti voluto i resti di queste ultime ancora oggi troneggiare intoccabili all’interno del parco; parco che a sua volta sulle rovine della Domus si è stabilizzato facendogli da soffitta, un vero giardino, pure esso meritevole di rispetto conservativo. Insomma la Domus Aurea sta sotto e ci rimane, cosicché tutto quanto non trafugato nei secoli passati si prende infiltrazioni e umidità. E allora, nonostante il suo valore assoluto di testimonianza storica, essa non sarà mai un monumento visibile al punto da generare un immagine precisa e popolare. E anche quando le decine di stanze e corridoi saranno liberati dalle scorie e messi in sicurezza, ed il nuovo giardino con il suo sofisticassimo sistema di impermeabilizzazione e scolo delle acque sarà ultimato, la Domus Aurea resterà un labirinto di grotte, così come l’avevano intesa i primi artisti a calarsi al suo interno durante il Rinascimento.[Continua]
Mawangdui. La Cina Imperiale a Palazzo Venezia
La marchesa Xin Zhui non conosceva il momento del trapasso, ma era certa sarebbe giunto improvviso e sarebbe stato l’istante più importante della sua vita. Era la consorte del valoroso Li Gang, partigiano dell’imperatore Liu Bang, che per tramite del suo luogotenente Wu Rui in premio aveva ricevuto vasti territori a presidio dei confini meridionali dell’impero. Ancora nel fiore degli anni, quando giunse nella cittadella imperiale di Chang’an non le fu consentito di alzare lo sguardo verso l’imperatrice vedova Lü, né poté ascoltare la sua voce divina. Dentro al regale labirinto s’accorse però che le mura, le torri, le stalle e i pinnacoli nel silenzio parlavano una lingua strana e terribile. Essi le confidarono che l’imperatrice aveva un figlio, l’erede designato Liu Ying, un petalo tenero, fragilissimo e debole; inadatto, anche nel cuore profondo della sua stessa genitrice, al compito immenso cui attendeva. Le dissero ancora che nel gineceo del defunto imperatore Liu Bang per molto tempo aveva dimorato la sua favorita Qi, madre di Ruyi, questi sì, giovane forte, già re di Zhao, capace di insidiare il diritto di Ying a conservare il trono imperiale. Il vento del nord, spalancando le finestre della sua stanza, le raccontò dunque che l’imperatrice, furiosa, fece imprigionare la dama Qi, le tagliò mani e piedi, le cavò gli occhi, le bruciò le orecchie, la costrinse a bere un veleno per renderla muta e la fece dimorare in una stalla chiamandola “scrofa degli uomini”. [Continua]
Mario Sironi, una fragile persona
Mario Sironi aveva una vita. La sua pareva una storia iniziata e diretta verso uno scopo, ma alla fine si sarebbe detta un susseguirsi casuale di incomprensioni ed errori. Egli era capace – lo aveva imparato – di ridurre le forme del mondo a volumi, di ritagliare le figure nello spazio e lo spazio intorno alle figure in modo che queste non potessero mai liberarsi di quello; era un maestro quando si trattava di sgomberare il paesaggio e le città da ogni calorosa ma importuna presenza, di evitare che in essi qualcosa potesse suggerire il movimento, perché il movimento, i passi uno dopo l’altro, la torsione veloce ed improvvisa, un muscolo incerto, uno sguardo meno che fisso – questo lo sapeva bene – erano tutti pericolose concessioni alla realtà, un azzardo che avrebbe in un colpo solo coperto di ridicolo la storia, l’arte greca e romana, il popolo santo operoso e pieno d’ingegno, l’Italia che doveva rinascere, e – peste da evitare – il duce Mussolini. Solo monumento e frontale magnificenza si era cucito addosso. Veramente in questa aveva cercato riparo, ma i nervi, poverino, non hanno retto. Di fronte agli studi di ingegneria, alla lontananza della moglie, al suicidio dell’amata figlia, al crollo del regime, ai partigiani che avrebbero voluto fucilarlo sul posto; di fronte alla vita così com’è egli si mise in posa, sparuto e fragile come un fiorellino nel deserto, fino a mostrare la sua vera anima popolare, votata alla decorazione e alla propaganda, latrice di un’arte moderna ed industriale, completamente al servizio del moderno e dell’industria, fascismo o libero mercato che sia, pubblicità e Fabbrica Italiana Automobili Torino. Al Complesso del Vittoriano Mario Sironi 1885-1961 fino all’8 febbraio 2014. http://www.comunicareorganizzando.it/mostra/sironi-1885-1961/[Continua]