Alla nona edizione del Festival della Scienza, dal 23 al 26 gennaio 2013, tutto quanto si sa del linguaggio, proprio quello fatto di parole frasi e discorsi, è al centro di dibattiti, proiezioni di film e documentari, mostre, spettacoli e lectio magistralis con linguisti come David Pesetsky e Lawrence Solan, filosofi come Stefano Catucci e Nicla Vassallo, artisti come Armin Linke, scienziati che si sono interessati al linguaggio e alle sue implicazioni organiche, psicologiche, sociologiche e computazionali, come Stuart Shieber e Jesse Snedeker. E poi Noam Chomsky, colui che ha cambiato radicalmente il modo di affrontare lo studio delle lingue umane e che negli anni cinquanta sentì il bisogno di rinforzare l’approccio scientifico, inventare apposta quasi una matematica per analizzare la più caratterizzante tra le capacità dell’uomo, da allora in poi considerandola tale e quale un organo impiantato nel nostro corpo, alla stregua del diaframma per la respirazione, dello stomaco per la digestione, del cuore per la circolazione sanguigna. Qualcosa che abbiamo tutti in quanto appartenenti alla specie, qualcosa di innato e non di semplicemente derivato culturalmente dalla consuetudine e dalla necessità di vivere in società; semmai considerando quest’ultima il campo nel quale, partendo dalle restrizioni normative comuni, si esercitano le differenze geografiche, le capacità personali, le attitudini estetiche, insomma l’inifinita creatività dei popoli e degli individui.[Continua]
Enelcontemporanea 2013
A partire dal 2007 Enel e il Macro in collaborazione chiamano artisti contemporanei di fama internazionale ad esporre un opera inedita. dopo il clamoroso successo di visite al Big Bambù di Mike e Doug Starn – una sorta di enorme cattedrale fatta di canne di bambù, ispezionabile scalabile e modificabile dai visitatori, ormai caratterizzante lo skyline di Testaccio più del tradizionale gazometro – quest’anno il compito di realizzare un’opera che i visitatori, in special modo i bambini, possano esplorare, percorrere ed utilizzare come una giostra, è stato affidato alla giapponese Toshiko Horiuchi MacAdam. Messasi di buona lena all’uncinetto, l’artista, con un passato di designer nel tessile d’arredamento, ha creato un reticolo tridimensionale di coloratissime trame e lo ha appeso al soffitto del museo di via Nizza; un nuovo episodio del recente verbo pubblicitario di Enel che le fatiche ludiche investite dalle persone per interagire con l’opera d’arte le vorrebbe gioiose, pulite e capaci di farci percepire in un’altra veste l’energia impalbabile che la multinazionale produce e distribuisce, in controtendenza rispetto a quella apocalittica degli ultimi decenni, associata al consumo di risorse e all’inquinamento del pianeta. http://www.museomacro.org/it/enel-contemporanea-2013-toshiko-horiuchi-macadam-harmonic-motion-rete-dei-draghi
Cleanweb Hackathon. Startup digitali in gara
Cleanweb Hackathon edizione 2014 è una gara in due giorni tra programmatori di varia competenza ed esperienza per creare innovative applicazioni e nuove startup digitali; si terrà il 17, 18 e 19 gennaio 2014 presso l’Enlabs Luiss di via Giolitti 34. Organizzato dalla comunità internazionale Cleanweb e sostenuto dalla regione Lazio e dal Ministero dell’Ambiente, quest’anno si concentrerà sulle tecnologie ecocompatibili per i quattro elementi, Clean four elements, il clima, l’ambiente, l’acqua, i trasporti. Non si ha idea di quanto del mondo reale può essere trasformato in bit, informazioni digitali, e, attraverso la connettività telematica, reso immediatamente disponibile dovunque a chiunque, uomo o computer, sia preparato a interpretarlo. L’elettronica dei sensori consente a chi sa manipolare i linguaggi informatici di raccogliere dati ed elaborare risposte precise in tempo reale. Questa volta la creatività di programmatori e aspiranti imprenditori digitali si proverà, partendo dall’esperienza del Comune di Bologna in quanto partner del progetto europeo LIFE + Blue AP, nell’implementare sistemi informatici in grado di rendere le città di medie dimensioni, come il capoluogo emiliano, resilienti, cioè resistenti ed adattive agli effetti dei cambiamenti climatici.[Continua]
La Sardegna nuragica al Museo di Valle Giulia
Più di un quarto di nuraghe ogni kilometro quadrato di Sardegna; costruiti a partire dal 1700 a.C., disseminati su tutto il territorio, molti perduti o in via di comparsa, prodotti dalle popolazioni sarde ancora fino alla conquista romana, anche se solo in miniatura come simboli della propria età dell’oro. Più delle piramidi per Egizi e civiltà precolombiane e degli Ziqqurat per le civiltà mesopotamiche, questi pesanti edifici troncoconici identificano i gruppi umani che li hanno innalzati sul paesaggio sardo. Eppure, anche se molti studiosi si sono convinti della loro funzione amministrativa e militare, di dominio, controllo e difesa sui territori e sulle popolazioni circostanti, con certezza nessuno ha stabilito a cosa servissero realmente. Un tronco di cono ne avvolge un altro più piccolo separandosene con un intercapedine, entrambi ottenuti sovrapponendo cerchi sempre meno ampi di massi rozzamente smussati e posati a secco, i superiori leggermente aggettanti rispetto agli inferiori per stringersi infine a formare come tetto una falsa cupola. Nell’intercapedine una massiccia scala a chiocciola per salire ai piani, massimo tre. A terra nella stanza centrale un grossa cavità per stivare derrate.[Continua]
All'ex stabilmento Fiorucci l'emarginazione diventa arte
Nell’agglomerato industriale dove Fiorucci produceva insaccati – per anni un fantasma nella periferia Tor Sapienza – un gruppo multietnico di persone e famiglie senza casa e senza lavoro, forzando i cancelli arruginiti, dal 2009 si è stabilito in equilibrio precario sulla linea che li separa dal quartiere e la legalità. Spinti dalle ferite profonda dell’emarginazione e del disagio, essi hanno dato un contributo alla comunità che già progettualmente potremmo definire artistico, traslando una porzione di città morta verso nuova vita. Ma non avrebbero potuto comunicare e rendere accettabile il loro codice narrativo all’esterno – società, quartiere, ordine costituito – se dall’esterno non fosse arrivato l’imprimatur dell’università, degli architetti, della critica, quindi dei media; l’arte e la cultura che la società riconosce come tale insomma. Nient’altro che questo è avvenuto quando il più che affermato studioso filmaker Giorgio de Finis e Fabrizio Boni, prodotti da Luca Argentero, hanno realizzato il documentario-progetto artistico Metropoliz, coinvolgendo artisti affermati con opere ed istallazioni all’interno delle stesse abitazioni di fortuna, e filmando gli occupanti l’ex fabbrica mentre si dedicano anima e corpo a recitare il soggetto di de Finis; L’idea di una fuga definitiva, quella verso la luna, da parte di chi è respinto da tutti i luoghi di questa terra. per chi è interessato il Museo dell’Altro e dell’Altrove è su via Prenestina 913. SpaceMetropoliz[Continua]