Vi facciamo gli auguri per le feste e per il nuovo anno con un presepe di sabbia. A via Morozzo della Rocca, sull’antico tracciato della via Collatina, l’ha realizzato l’associazione Accademia della Sabbia in un’antica, angusta grotta di tufo, riutilizzata come cantina fino agli sessanta. Ma il presepe e le feste sono il meno rispetto alla sabbia protagonista lasciata dal Tevere; non il fiume che conosciamo oggi ma quello ben diverso di due milioni di anni fa. Dopo gli alterni sollevamenti e abbassamenti della crosta terrestre combinati alle glaciazioni, il mare pliocenico che occupava l’area di Roma fino alle pendici degli Appennini si ritirava verso sud. Preso coraggio, il fiume s’instradava sulle nuove terre e andava a gettarsi in mare più ad est seguendo un rettilineo parallelo all’antica costiera appenninica. Finchè, più di mezzo milione di anni fa, il nascente vulcano laziale lo costringeva a ricavarsi un percorso verso sud, quello attuale. L’idea di tempo disteso e senza ritorno, in cui i mari e le montagne migrano e i fiumi cambiano percorso, potrebbe in certi casi risultare più salubre per la coscienza di quello eternamente ciclico della festa. Così come la sabbia informe dopo essersi atteggiata a sacra rappresentazione.[Continua]
Potere e immortalità. Museo di Castel Sant'Angelo
Egizi e civiltà mesopotamiche. Quindi semidei come Eracle. A partire da Alessandro Magno i sovrani dei regni ellenistici orientali; poi Roma, figlia diretta della Grecia, innesta la sua pubblica sovranità sull’assunzione in cielo degli eroi fondatori, Enea e Romolo, questo pronipote di quello, stirpe divina ma solo in parte, da essi espellando gli ultimi germi mortali. Un timbro di correttezza del sistema politico prima, un’assicurazione di validità per la successione, la vidimazione di una linea ereditaria in seguito. Tant’è che al travaglio epocale tra democrazia e principato, dopo le Idi di Marzo, già Giulio Cesare si guadagna funerali di stampo orientale che preludono alla sua divinizzazione con relativi tempio e sacerdoti dedicati. Consuetudine stabile in forme e modi diversi a partire dal suo figliolo Augusto per quasi tutto l’impero. Brevemente, le cose vanno così: le spoglie, dopo l’esposizione e il discorso nel Foro, sono poste su un’enorme pira; al momento di appiccare il fuoco, un’aquila legata in cima, simbolo di Giove padre degli dei, viene liberata e spicca il volo portando con sé il defunto verso il suo destino di essere immortale.[Continua]
Ecco gli anni settanta, anche al cinema
La mostra Anni settanta arte a Roma innesca iniziative, incontri, manifestazioni e una rassegna cinematografica in collaborazione con il Centro Sperimenatale di Cinematografia-Cineteca Nazionale. L’ultimo decennio di riflessione ed elaborazione culturale dal basso, prima che tutte le tensioni e le forze sfoghino nella melassa televisiva degli anni ’80, è analizzato in maniera capillare attraverso l’arte che si è venuta elaborando nelle gallerie private e nelle case degli artisti a Roma. Glissiamo volontariamento sulla possibilità di riassumere tendenze e pulsione che in quegli anni sono fiorite anche nell’arte, cosa che peraltro l’esposizione tenta di fare, forte di 200 opere e di circa 100 artisti, molti dei quali vivi, vegeti e ancora presenti sulla scena. Al cinema gli archetipi italiani per le generazioni nate tra gli anni quaranta e gli anni sessanta: i capolavori degli autori nel massimo fulgore come Fellini, Antonioni, Pasolini, Bertolucci, Ferreri, Taviani; l’ultimo Visconti e i primi Cavani, Moretti, Benigni, ma anche la politica surreale e gli operai iperreali di Petri. La commedia, anche sexy con Risi, Monicelli, Samperi, Scola, Wertmuller e Germi. I thrillers di Mario Bava, Lucio Fulci e del giovane Dario Argento, con incursioni di Avati; il noir poliziesco di Damiani e Di Leo e molto altro. Tutto in una gigantesca rassegna di quasi quaranta film in proiezione nella Sala Cinema di via Milano 9 al Palazzo delle Esposizioni fino al 6 febbraio 2013. Pe rinformazioni http://www.palazzoesposizioni.it/events/Rassegna.aspx?idr=113[Continua]
La biodiversità nelle ossa
Tutte le domeniche, gratuitamente fino al 19 gennaio Skulls – crani di tutte le specie. La biodiversità ridotta all’osso, la mostra che il Parco regionale dell’Appia Antica insieme Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha allestito presso la sede dell’Ente in via Appia Antica 42. Suddivisa in percorsi tematici, l’esposizione spiega, attraverso crani, corna, denti e vari altri reperti, come dalle ossa si possano ricostruire i percorsi evolutivi e i modi di vita dei vertebrati sulla terra. Squali, era glaciale, carnivori, evoluzione della vita sulla terra, suidi e grandi erbivori, e inevitabilmente l’uomo; il percorso è arricchito da installazioni interattive e presenta una spettacolare sezione dedicata agli animali estinti. Dopo la chiusura a Roma l’iniziativa avrà il suo naturale prolungamento nel territorio del Parco nazionale d’Abruzzo, presso il Centro Servizi del Parco d’Abruzzo a Villetta Barrea a partire da Pasqua 2014. Anche se gratuita, la mostra prevede eventi didattici a pagamento. Per maggiori informazioni http://www.parcoappiaantica.it/it/notizienew.asp?id=704.[Continua]
Carlo Saraceni a Palazzo Venezia
La Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma riunisce per la prima volta e mette in mostra una selezione delle opere attribuite a Carlo Saraceni, pittore veneziano operante a Roma tra la fine del ‘500 e i primi decenni del ‘600 nell’orbita della rivoluzione caravaggesca, quasi esattamente contemporaneo del grande Michelangelo Merisi. voluta e organizzata dall’ex soprintendente Rossella Vodret, l’esposizione, oltre a raccogliere le opere ben presenti nelle chiese romane, alcune restaurate per l’occasione, fornisce l’occasione di ammirare da vicino dipinti custoditi nei musei esteri, come il Paradiso del Metropolitan Museum di New York, la Venere e Marte (collezione Carmen Thyssen-Bornemisza, Museo Thyssen-Bornemisza), il Diluvio Universale, rinvenuto in un convento della penisola sorrentina e preso dalla collezione Orsini, la Giuditta (collezione privata). In quest’ultimo, trattando l’episodio biblico comunissimo anche nella pittura contemporanea, tutta la posizione storica e lo spessore creativo di un pittore prono alla maniera di Caravaggio nella nettezza drammatica dei lampi di luce, ma affezionato al pudore elegante della pittura veneziana nella scelta dell’inquadratura. [Continua]