A novembre presso LaFeltrinelli di via Appia Nuova 427, presenteranno i loro ultimi lavori, Giorgia con l’album di inediti Senza paura l’8, la band romana Il Muro del Canto con Ancora ridi il 12, e l’astro del piano Ramin Bahrami con la sua ultima registrazione J.S. Bach Bahrami Inventions & Sinfonias il 13. Al tal punto Bahrami è fedele a Bach da teorizzare che tutta la sua musica, anche quella scritta per ensamble o per altri strumenti, sia in fondo una musica per pianoforte, anzi per tastiera. Tant’è che tra le opere registrate nel nuovo album ci sono la Sarabanda BWV 996 e il Preludio, Fuga e Allegro BWV 998, composizioni per liuto, una chitarra bombata dal sapore rinascimentale, mai eseguite al pianoforte. La dimostrazione che anche la musica classica si presta alle sperimentazioni, soprattutto nelle magiche mani del pianista iraniano. Il Muro del Canto trova la sua particolare vena nella tradizione canora romanesca dialettale, in città – ne è prova il movimento Hip hop romano – mai completamente sopita, in una cornice musicale folk e rock. Giorgia, andiamo a sentire. http://www.lafeltrinelli.it/fcom/it/home/pages/puntivendita/eventi/Roma.html[Continua]
Mai visto. Un teatro sulla Tuscolana
Il quartiere popoloso di una grande città la crisi economica la racconta. Ai piedi di enormi condomini chiudono negozi e locali la cui presenza era una certezza nel panorama visivo. Saracinesche abbassate e cartelli affittasi e vendesi ormai sbiaditi. Poi per un periodo di mesi o qualche anno, compro oro, gioco d’azzardo e sigarette elettroniche, oppure gioco d’azzardo, sigarette elettroniche, compro oro. Fino alla saturazione. Di nuovo cartelli affittasi e vendesi che hanno tutto il tempo di rendersi illeggibile. All’improvviso, imprevisto, lungo i marciapiedi depressi e smobilitati, tra gli avvolgibili graffitati, un teatro. Cinquanta posti, un azzardo, ma con una stagione, un cartellone. Un miracolo, mai visto, soprattutto in periferia. Come se il vuoto lasciato dal fallo, l’intoppo di un economia da corsa, in cui la produzione e il commercio, non gli uomini, sono il fine ultimo, concedesse finalmente uno pochino di spazio, quello appena necessario, affinché spunti la piantina fragile della coscienza, della riflessione umana, della cultura. Quando qualsiasi attività non è più abbastanza redittizia per competere, quando la catena del produrre e consumare s’inceppa, bisogna cambiare, uscire dall’ingranaggio e incominciare un’altra storia.[Continua]
Conferenza Nazionale del Cinema
Presso la sede storica del Centro Sperimentale di Cinematografia, in via Tuscolana 1520, per le date del 4 e 5 novembre 2013, – con una coda il 9 novembre nel corso del Festival Internazionale del Film di Roma per presentarne i risultati -, il Ministro dei beni delle attività culturali e del turismo, Massimo Bray, ha convocato esperti e studiosi per fare il punto sulle condizioni del cinema italiano. Tre diversi tavoli di discussione si susseguiranno nel corso della conferenza, che però partono dal denominatore comune della constatata cronica debolezza della filiera produttiva. L’importanza culturale ed economica del cinema l’Italia l’ha sperimentata nel dopoguerra motu proprio, con un movimento creativo ed imprenditoriale spontaneo, forse superiore a quello di molte altre cinematografie, che ha avuto un influenza fondamentale sull’immagine e quindi sull’economia del nostro Paese, contribuendo a ristabilire tra l’altro un contatto proficuo con le democrazie occidentali – si pensi al neorealismo, alla commedia ecc..[Continua]
Salone dell'Editoria Sociale quinto anno
la possibilità di guardare la società e il mondo senza pensare a come guadagnarci e tenendo presente le generazioni future. Ecco l’orizzonte del Salone dell’Editoria Sociale, quest’anno alla sua quinta edizione, che parte oggi e fino al 3 novembre presenterà dibattiti e incontri sui grandi temi dell’umanità e sugli sguardi nuovi da costruire per il pianeta, oltre che buone pratiche editoriali. La Grande Mutazione, il titolo a tema, secondo Karl Paul Polanyi, filosofo e sociologo ungherese, è quella che a partire dal XVI e XVII secolo ha reso l’economia, intesa come mercato e meccanismo capitalista, da strumento utile alla società a padrone e regolatore assoluto di essa. In analogia a questo tesi storicamente documentata, la crisi economica che dal 2007 mina la capacità e le risorse soprattutto dei paesi più deboli, non sarebbe altro che un ulteriore tessera del puzzle nel quale il mondo, la politica, la cultura sono completamente asserviti ai meccanismi della finanza e all’interesse privato. Però Il terzo settore, il mondo no profit, l’economia sociale per ora, in termini di volume d’affari, non possono rappresentare nient’altro che un modello. Tutto il programma e le case editrici su http://www.editoriasociale.info/[Continua]
Duchamp e l'Italia
Marcel Duchamp, il giocatore di scacchi, nella sua vita ha cercato come e più di altri la libertà. L’opera d’arte unica ed irripetibile, finita aquista una propria esistenza e nessuno al suo cospetto è libero, nemmeno l’autore. Marcel Duchamp l’ha resa riproducibile da chiunque ed ovunque, riportandola così alla sua vera essenza di progetto, visione unica, prodotto dalla mente dell’autore, concetto. Il mondo è pieno di oggetti cui l’uomo attribuisce una funzione ed una ragione, diventando così schiavo di essi; Marcel Duchamp, con un supremo atto creatore li allontana dai loro spazi consueti e li colloca con modi e in posti in cui la loro normale funzione, la loro ragione d’essere svanisce, liberando da essi tutti noi. Ogni vicenda umana contiene un seme di competizione, di lotta estenuante, e Marcel Duchamp ne ha avuto prova intensa e personale; ha quindi trasferito questo gioco alterno di vittoria e sconfitta sulla scacchiera di legno, riducendolo a pallido riflesso di sé, a plastica visione mentale, ad opera d’arte cerebrale continuamente mutevole: vittorie e sconfitta sono così diventate innocue manifestazioni secondarie della bellezza.[Continua]