Fino al 7 dicembre nel minimale Spazio Y di via dei Quintili, intervento site-specific altrettanto minimale ideato dal collettivo composto da Anto Milotta-Zlatolin Donchev. I due artisti, un siciliano di Alcamo e un bulgaro nato a Pechino, attivi tra Sofia e Genova, ripropongo con il titolo “Non so perché, ma non ero mai stato nel posto dove è stato ammazzato Pasolini (Nanni Moretti, Caro Diario)”, una loro già sperimentata istallazione audiovisiva composta da una lastra in marmo con l’incisione “P.P.P.”, da un microfono che diffonde le parole di Pasolini* sulla creatività tratte dal film Teorema, e da una foto che ritrae un loro analogo intervento del 2018 presso il monumento a Pasolini eretto nel punto dell’idroscalo di Ostia in cui lo scrittore e regista fu assassinato.
Nel quarantaquattresimo anniversario della morte (2 novembre 1975), con una professione di anticonformismo sovrapponibile alla incommensurabile originarietà dell’atto creativo ingiudicabile, ma nello stesso tempo riconoscibile anche nel progresso tecnologico, lo spirito del poeta aleggia ancora con tutte le sue contraddizioni tra le casette del Quadraro e tra i ruderi degli acquedotti, alcune delle borgate di Roma da lui elette a nazione del popolo antico vagheggiato e non ancora corrotto. Uno spirito rievocato proprio da due artisti che indagano la dialettica naturale-artificiale e la tecnologia quale meccanismo di dominio sul mondo.
*Bisogna cercare di inventare nuove tecniche che siano irriconoscibili, che non assomiglino a nessuna operazione precedente, per evitare la puerilità, il ridicolo. Costruirsi un mondo proprio, con cui non siano possibili confronti, per cui non esistono precedenti misure di giudizio, che devono essere nuove come la tecnica. (Teorema, Pier Paolo Pasolini)[Continua]