1978. Paul Mellon, con la sorella Ailsa Mellon Bruce tra i primi otto più ricchi d’America secondo la lista di Fortune 1957, va per i 60 e pensa sia opportuno farsi ricordare non solo come allevatore di cavalli; stacca i vari Sisley, Manet, Cézanne, Bonnard, Vuillard, Renoir dalle pareti di casa ed apre una mostruosa sezione impressionista alla National Gallery of Art di Washington, tempio americano dell’arte di tutti i secoli. D’altronde non fa altro che seguire le orme abnormi del padre, Andrew Mellon; lui, terzo nella classifica dei più ricchi statunitensi negli anni venti dopo Rockefeller e Ford, insieme ad altri magnati, aveva contribuito a fondarlo quel museo, munendolo della storia dell’arte dei secoli precedenti e donando, tra gli altri, i suoi Raffaello,Veronese, Jan van Eyck, Botticelli, Tiziano, van Dyck, Rembrandt. Ora, proprio la parte impressionista e post-impressionista di quel patrimonio è in mostra all’Ara Pacis fino al 23 febbraio 2014. 68 opere, tra le quali, oltre a già citati, pezzi non minori di van Gogh, Gauguin, Serat, Tolouse-Lautrec.
Una visita a questa mostra si abbina mirabilmente a quella dedicata a Cézanne e alla sua influenza sui pittori italiani del ‘900 presso il Vittoriano. In fondo l’artista che ha dato la svolta moderna alla pittura nasce e cresce nella temperie impressionista, egregiamente rappresentata dalla collezione della National Gallery, per poi staccarsene definitivamente ed porre un marchio nuovo alla pittura successiva; in Italia, ad esempio, quel timbro è sicuramente nel modo di dipingere rigido, monumentale diremmo, primitivo ma dal colore misterioso e raffinato di artisti come Soffici, Boccioni, Morandi, Carrà, Severini, Sironi, Casorati, Carena, Trombadori, Capogrossi, Gentilini, Pirandello. http://www.arapacis.it/mostre_ed_eventi/mostre/gemme_dell_impressionismo
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