Il 17 novembre 2016, dopo sei anni dall’inizio dei lavori di recupero, alla presenza delle autorità ha riaperto, seppure con orari limitati, l’area archeologica compresa nell’emiciclo del Circo Massimo (http://www.sovraintendenzaroma.it/). Aggiunti, a protezione e per una più comoda fruizione di essa, una terrazza panoramica sull’intera area, una recinzione, un piano inclinato dal piano erboso alle rovine in grado di far apprezzare gli strati e le epoche di un manufatto presente durante tutta la storia di Roma (almeno come destinazione d’uso dell’area), dalle monarchie etrusche o prima, fino al tardo impero; e ancora una piattaforma al posto della lunghissima spina e percorsi guidati nelle gallerie di servizio alla cavea, fino alle antiche latrine, al basamento del mastodontico Arco di Tito e alla medievale Torre della Moletta.
La Forma Urbis Severiana – la planimetria di Roma antica incisa su 150 lastre di marmo tra il 203 e il 211 d.C., delle dimensioni di 18 x 13 metri circa, esposta sulla parete di un’aula nel Foro della Pace, un puzzle che a partire dal ‘500 fino ai giorni nostri si sta ricomponendo al ritmo del continuo ritrovamento di nuovi frammenti – non a caso, almeno stando ai pochi pezzi ritrovati che lo riguardano, colloca l’enorme impianto in tre delle lastre centrali, in assetto perfettamente verticale, forse una voluta forzatura degli antichi lapidarii: Quasi cuore e motore della città, almeno durante il medio impero. Un altro modo per ribadire che il divertimento e lo sport, quest’ultimo non altro che una forma di competizione virulenta ma canalizzata, sono strumenti di controllo essenziali per la sopravvivenza delle civiltà moderne.
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