Una sera del 1963 Carmelo Bene insieme ad altri ragazzi di varia provenienza, nel cortile del numero 23 di piazza San Cosimato a Roma, fanno teatro sperimentale; poche idee provocatorie senza copione, un happening, buttiamola lì, vediamo cosa succede. Il sedicente pittore argentino Alberto Greco, per l’occasione apostolo Giovanni, ad un certo momento, completamente ubriaco, incomincia ad orinare sul pubblico, colpendo con il sordido liquido anche l’ambasciatore argentino e la consorte, fini avventori tra gli altri che in quel periodo si beavano, forse per moda intellettualistica, forse per puro amore del rischio, di assistere a performances artistiche ultrasperimentali. Bene, colto da un inaspettato senso del limite, spegne in fretta le luci, ma non può con questo evitare, ritenuto direttamente responsabile della inusuale innaffiatura, la chiusura dello spazio teatrale e l’incriminazione per oltraggio al pubblico pudore più una serie indefinita di altre imputazioni. Senza contare i problemi diplomatici con l’Argentina. Quella sera c’erano il regista Alberto Grifi, che filmò la picaresca riuscita dello spettacolo, e Claudio Abate che fece qualche scatto; del filmato, sequestrato dalla magistratura, non si sa più nulla. Le foto, che servirono a scagionare l’attore al processo, al contrario esistono e sono in mostra al Palazzo delle Esposizioni dal 4 dicembre al 3 febbraio 2013, insieme a tutte quelle che il fotografo ha fatto durante tutta la sua carriera a Carmelo Bene e al suo teatro magnifico e sorprendente. Abate, al di là degli scatti all’attore, rimane con le sue foto il massimo testimone dell’arte contemporanea.
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