I romani, gente versata per gli aspetti pratici della vita, pur debitori delle civiltà precedenti si diedero meno pensiero che la conoscenza rimanesse a pannaggio di sette misteriche o che fosse argomento dibattuto tra pochi esperti servitori di potenti sovrani. Con le limitazioni di una società stratificata e diseguale fecero comunque in modo che scorresse liberamente a favore di chi possedeva gli strumenti intellettuali per riceverne. Per primi, forse già avanti lo scadere del I sec. d.C., si erano impegnati nel far progredire il libro da rotolo scrivibile da un solo lato del foglio a codice, in papiro e poi in pergamena, che li rendeva disponibili entrambi, in modo che a parità di materiale utilizzato contenesse più scrittura e risultasse più economico. Le biblioteche da luoghi sacri quali erano nelle culture ellenistiche, a Roma, con il pieno consenso delle élites, diventano luoghi aperti, contigui a musei, palestre, ginnasi, terme, fori multifunzionali. Posti in cui, tra lo schiamazzo continuo della folla, si poteva assistere a letture a voce alta, pagate anche da privati, i quali le consideravano simbolo di prestigio alla pari dei giochi gladiatori; luoghi dove gli autori stessi leggevano le loro opere sottoponendosi al diretto giudizio degli astanti. L’Atrium Libertatis, la biblioteca ad Apollinis, il porticus Octaviae, la biblioteca Ulpia, sono sole le biblioteche pubbliche accertate, accanto alle innumerevoli private.
Il rinvenimento nei pressi di piazza Venezia degli Auditoria di Adriano nel 2008, durante le campagne di scavo per la Metro C ( l’unico modo a Roma per far progredire l’archeologia è costruire metropolitane), una specie di teatro dedicato a pubbliche letture, e i ritrovamenti continui nel Templum Pacis risalente a Vespasiano, complesso dalle molte funzioni, comprese quelle di museo e biblioteca: queste le fonti di ispirazione per La Biblioteca Infinita, i luoghi del sapere nel mondo antico, mostra che occuperà alcune arcate del Colosseo fino al 5 ottobre 2014, e che chiama a raccolta 120 statue, affreschi, rilievi, strumenti e supporti, per raccontare storie di scrittura, libri e biblioteche nel mondo antico e di come il nostro tempo sia ad essi debitore.
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