The Sleepers – Davide Serpetti, fino al 31 ottobre a Casa Vuota. Nel sogno come nell’arte si cerca il volto che ci appartiene, impresso, combaciante, la vera sindone che nelle ore diurne intensamente dimentichiamo di fissare a mente e riprodurre. Ma nonostante il fermo proposito qualche Dio benevolo, nell’arte come nel sogno, rende tutto fuggevole, sfuocato, tremulo, evocativo, quasi a volerci risparmiare l’orrore di trovarci di fronte a noi stessi, a sostenere soli infine la verità. A volte al risveglio ricacciamo tutto nell’abisso da cui siamo appena usciti, altre la terribile immagine, solo intravista, non può far a meno di lasciare una traccia di acuta disperazione.
Davide Serpetti nel suo site specific a Casa Vuota, una composizione in sequenza di varianti della medesima testa dormiente e di una scultura illuminata digitalmente in collaborazione con Karol Sudolski, utilizza la sua tecnica avveduta sugli effetti del colore (per diretta ammissione dell’artista ispirata agli studi di Josef Albers), cercando di far sì emerga un’immagine definita di questa fuggevolezza, di questo tentativo che ci accomuna di sabotare noi stessi proprio durante il teso sforzo di vedere oltre. Ne viene la paradossale sensazione di guardare proprio lì dove disperatamente cerchiamo di non fissare lo sguardo e di confrontarsi con un’oggettivazione sulla tela del limite che non si può varcare, della conoscenza a noi per sempre negata.
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