Da oggi fino al 30 giugno la Biblioteca Angelica a piazza Sant’Agostino mette in mostra il progetto editoriale Pop Film Art, già presentato a Venezia, con le 40 immagini che i curatori, con la l’aiuto del Centro Sperimentale di Cinematografia, Cinecittà Luce e le edizioni Sabinae, hanno sapientemente tratto dai fotogrammi dei nostri film popolari e d’autore. Negli anni ’60 e ’70 le geometrie, le curve e le campiture colorate o bianco e nere, le poltrone, le lampade, le decorazioni contorte, insomma la Pop Art entra nel cinema italiano, come assenso di registi e scenografi al profondo senso di rivolta e svecchiamento; il cinema da popolare, come era sempre stato, diventa pop, cioè a dire che anziché ispirarsi al popolo ed ad cercare di esprimere sentimenti popolari, come fino ad allora aveva cercato di fare con scopi molte volte manipolatori, comincia a voler guidare, addomesticare la spinta alla trasgressione rivoluzionaria, dettando ciò che in alternativa il popolo deve desiderare, quali ambienti deve abitare, quali colori deve scegliere per vestirsi, illuminandolo sul come essere consumatore per poter poi aspirare ad essere élites .
E questo trasferimento dalle gallerie agli schermi realizza in senso inverso quella che la Pop Art, soprattutto in America, aveva inteso fare nel segno della critica, portando la merce, il fumetto, il supermercato nelle gallerie.
Solo ad esempio, visivamente sorprendenti dovevano allora risultare agli spettatori il Mastroianni biondo nel fantascientifico design di “La decima vittima” di Petri, la lattiginosa periferia urbana di Fellini e Antonioni, la psichedelia di “Vedo nudo” e il meraviglioso “Diabolik” di Mario Bava, fumetto e arte insieme. “POPfilmART: visual culture, moda e design nel cinema italiano anni ’60 e ’70“.
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