Notturno Domestico (fino al 16 marzo 2018, via dei Quintili 144) è la prima di una serie mostre allo Spazio Y che pone l’uno di fronte all’altro il lavoro di due artisti per poi lasciare che il dialogo che si instaura – Dialogues è intitolato appunto il ciclo – generi qualcosa in più di una semplice somma. In questo primo esperimento Davide Dormino e Silvia Giambrone – detta un po’ superficialmente, l’uno, scultore installatore, è tra quelli che occupa in maniera pesante lo spazio, classicamente, l’altra, performer sostanzialmente, è nella schiera di chi tende invece a disarticolarlo lo spazio, in modo da costringerlo a dire qualcosa di inedito -, in apparenza molto diversi tra loro, messi nella stessa stanza risultano ciascuno potenziato nel proprio linguaggio.
In verità sono più i coltelli, il notturno pieno di insidie di Dormino a fare il gioco dell’ambiente domestico della Giambrone, quantomeno a sostenerne la tesi. la vita e gli oggetti quotidiani, l’ambiente casalingo che ci protegge e rassicura in virtù di una consuetudine che lo precipita morbidamente nell’invisibile, è in realtà disseminato di trappole, strumenti di tortura, simboli che ci tengono dentro i binari, guidano ogni gesto, causano ogni nostro movimento. A questo compito lavora ormai da tempo l’arte contemporanea: districare la trama di significanti, – come direbbe l’ostico, irritante Lacan – di simboli, alla fin fine di parole o immagini, immateriali emissioni di fiato o di luce che però hanno una reale conseguenza sulla nostra vita; svelarci il campo minato, l’orrore dietro l’innocenza.
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