Tre mostre, un unico percorso. Gravity Immaginare l’Universo dopo Einstein (Maxxi, fino al 29 aprile 2018) è organizzata dall’artista argentino Tomás Saraceno in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Con l’aiuto di opere a fruizione immersiva realizzate da artisti internazionali, di installazioni scientifico-didattiche e di un raccolta di reperti, l’esposizione riassume, tra alta tecnologia e arte povera, la ricaduta sull’immaginario comune, di conseguenza su quello artistico, delle teorie di Einstein su spazio, tempo e gravità, a circa cento anni dalla loro enunciazione. L’orizzonte della conoscenza va in questo caso talmente oltre l’intuizione e così indiretti sono gli strumenti intellettuale e fisici per accedervi, che il processo artistico può solo tentare di mediare sperimentando immagini chiarificatrici, non solo a favore dei non esperti ma anche in aiuto degli stessi scienziati. Con una modalità propria dell’arte qui non si non si parla esattamente di ciò di cui si sta parlando, piuttosto si suggerisce qualcosa che elude la vigilanza razionale.
Al contrario I colori della prosperità: frutti del Vecchio e Nuovo Mondo, nella splendida Villa Farnesina simbolo del potere economico rinascimentale, fino al 30 dicembre 2017 illustra con un ricco apparato multimediale come l’arte possa invece cogliere l’aspetto tangibile, diretto del progresso della conoscenza, facendone senza velature rigogliosa decorazione al servizio di Agostino Chigi. I festoni della raffaellesca Loggia di Amore e Psiche, dipinti da Giovanni da Udine tra il 1515 e il 1517, raffigurano 170 specie botaniche provenienti da tutti i continenti e documentano per la prima volta frutti e piante arrivate in Europa dal Nuovo Mondo. Nella pergola che fa da cornice architettonica al mito zucchine e mais segnano nel colore il confine di una ricchezza e di un sapere riservato a pochi.
Frutta e verdura in Arcimboldo (Palazzo Barberini fino all’11 febbraio 2018) smettono di essere il soggetto ostentato di un intimo legame tra conoscenza e potere ed entrano in una finzione combinatoria, un gioco ermetico in cui il significato della rappresentazione più che inafferabile è costitutivamente indicibile; esse sono la fonte iconica di un mistero che non ha nulla da svelare ed esiste solamente a patto che rimanga tale. Si può anche parlare di allegorie e codici alchemici ma la sensazione qui è che arte e conoscenza facciano girotondo intorno a sé stesse.
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