A Sandro Iazzetti sono occorsi dieci anni per consultare fonti, reperire documenti, cercare foto rarissime e infine riedificare l’identità, sinora perlomeno misconosciuta, della fetta di Roma compresa tra la Casilina e l’Appia, tra Quadraro e Cinecittà. Scritto sul campo, facendo ricorso a materiali, documenti e testimonianze originali, Il libro Quartieri Don Bosco e Appio Claudio a Roma (Presentazione con l’autore il 12 febbraio 2017, https://www.facebook.com/mondadorituscolanaroma/) è l’esito di tanta fatica; scorrendone le pagine non si può negare sia uno dei rari casi in cui si percepisce la pienezza nella ricostruzione di un panorama storico – dal ‘500 ai giorni nostri – dal quale emergono una continuità sensata, un carattere del luogo.
Cosa forse mai accaduta per questo territorio, fortemente condizionato dall’essere tra i principali, se non il più importante varco d’accesso alla Città Eterna, ma il cui passato – subalterno a quello internazionale del centro storico – si presenta per racconti parziali, imperniati su alcune fasi o avvenimenti isolati e riproposti sotto un velo di mitografia popolare. Le antiche rovine disseminate, le suggestioni toponomastiche, la vocazione agricola lunga secoli, la speculazione edilizia del dopoguerra, ma anche episodi emblematici come L’eccidio dell’Osteria di Giggetto, il rastrellamento del Quadraro, nel libro smettono di essere aspetti e vicende solo memorabili e incominciano a delineare i loro “prima” e “dopo”, a tracciare la propria cornice. Mirabile la ricostruzione di come nei primi decenni del ‘900, ben prima del fascismo e degli stabilimenti di Cinecittà, le zone ai margini della Tuscolana avessero già acquisita la loro vocazione cinematografica, come set per il nascente cinema italiano e mondiale delle versioni mute di Quo Vadis (1912) e Ben Hur (1924).
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