Il 1857, anno dei primi scavi sulle tombe della via Latina da parte dell’insegnante appassionato Lorenzo Fortunati, e il 1879 anno dell’acquisizione degli stessi da parte del neonato Stato Italiano e della loro destinazione a giardino pubblico. Queste probabilmente le date fondamentali che hanno reso le poche centinaia di metri dell’antica via Latina, insieme ai monumenti sui suoi margini, il simbolo visibile della lotta alla cementificazione selvaggia subita dalla campagna romana nel secondo dopoguerra. Più antica della stessa via Appia, quest’arteria era stata tracciata dai romani già in età repubblicana per estendere dominio e controllo al Lazio meridionale e alla Campania, ma su un asse viario già anticamente utilizzato dagli etruschi per collegarsi alle loro città meridionali e al sud greco italico. Come tutte le strade romane finisce per essere il giacimento privilegiato lungo il quale gli archeologi trovano un inventario attendibile dei tipi architettonici dell’antica Roma, tombe, edifici residenziali e attività commerciali. La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, attingendo solo ai propri fondi, oltre ad aver in parte restaurato ed esposto il patrimonio di reperti rinvenuti, consolidato la tenuta architettonica delle tombe e degli ipogei, messo in sicurezza la percorribilità turistica dell’area e averne migliorato la fruibilità, dal 17 ottobre rende visitabile altri due ettari di scavi e cento metri di basolato originale, scrivendo così un ulteriore capitolo della storia di quella lotta alla inurbazione senza regole che in mezzo secolo ha sfigurato l’agro romano tra Roma e i Castelli. http://archeoroma.beniculturali.it/evento/parco-archeologico-latina-raddoppia
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