Prospettiva mal calibrata, azione ferma all’istante della scampata disgrazia, figure che sembrano scivolare verso il basso fuori dalla tavoletta, madonna o santo protettore in alto, di proporzioni e colori abnormi. L’iconografia popolare dei pittori su commissione di ex-voto , soprattutto ottocenteschi e novecenteschi, riempie le pareti dei santuari cattolici in Europa e nel resto del mondo. Il movente concreto e popolare, proprio di un’arte pratica e devotamente interessata, zampilla come sorgente dai quadri di Frida Kahlo che evidentemente ha inteso la pittura come continuo e propiziatorio ringraziamento, non per la vita eterna o per i doni spirituali ma come riconoscimento alla tenacia sensibile della sopravvivenza carnale. Nei suoi quadri difatto, piuttosto che nelle tavolette votive, la figura sacra, alla stregua del santo o della Vergine in alto sul convento, occupa lo spazio intero e si identifica con il ritratto si sé pesantemente addobbata, quasi fosse preparata a sedersi sulla lettiga che i portantini offriranno al delirio della processione nel giorno del patrono; la scena del miracolo, la grazia ricevuta è fuori, nel suo corpo dolorante, nelle ossa rotte, nella colonna vertebrale spezzata, nel suo ventre libidinoso ma incapace di gestazione, deflorato dal passamani dell’autobus durante il terribile incidente, nelle sue dita smaniose dentro la guazza dei colori.
E così Frida Kahlo con la sua esistenza, alcuni sostengono con i suoi dipinti, all’ultimo istante ci tende la mano e ci scanza dalla ruota del calesse impazzito.
alle Scuderie del Quirinale fino al 31 agosto 2014. http://www.scuderiequirinale.it/categorie/mostra-frida-kahlo
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