Secondo Japanese Music Fest all’Auditorium il 22 e 23 luglio 2013. I giapponesi assorbono, in musica ed in ogni altro tipo di attività umana, tutto quanto provenga dalle altre culture, ma quasi mai come un contributo completamente estraneo. Non si tratta insomma di passare sulle cose degli altri una mano di tradizione propria, oppure di farne un calco crudo, un imitazione pedissequa, come avviene per altri popoli. Come non si può parlare del solito arrangiamento che rende la musica, mettiamo araba o indiana, ascoltabile e commercialmente appetibile per un occidentale, affogandola nella corrente del pop, o nello spazio di quattro movimenti sbilenchi in discoteca. D’altronde non c’è la parossistica ostinazione a tenersi stretto un folklore per la propria gente. In Giappone pare si trattino ogni incontro, ogni approccio con le tradizioni altrui, come già ne ritenessero da prima le strutture essenziali, con un piglio visibile di indipendenza culturale.
Con il AKI Kuniko Duo, chitarra e koto, una sorta di enorme cetra, si confrontano, mentre la Shibusa Shirazu Orchestra, una grande banda musicale di stampo circense, con acrobati e mimi danzatori, reinterpretano la musica d’improvvisazione in chiave di incontenibile spettacolo gioioso.
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