Il 25 e 26 ottobre il Centro Sperimentale di Cinematografia dà il suo contributo alle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi con la proiezione al cinema Trevi di una serie di film e documentari sul compositore: un’idea di come il cinema italiano per un secolo abbia riflettuto sulla figura di colui che più che un musicista è stato il primo totem popolare per il nostro Paese intero; una specie di icona pop, pienamente risorgimentale certo, ma che ha fatto da prototipo per tutte le altre tessere che hanno successivamente composto il puzzle del sentirsi italiani. In cartello i film di Carmine Gallone – il regista di Scipione l’Africano, titolo simbolo della propaganda fascista – del ’38 e del ’50 e del ’54 , sulla vita del musicista, sulla casa discografica Ricordi, e la trasposizione de La forza del destino. Poi il riadattamento de La Traviata di Franco Zeffirelli (oggi, novantenne in disparte, unico vero erede del melodramma ottocentesco italiano); e ancora due bei documentari: Sulle orme di Verdi di Luciano Emmer e Addio al passato di Bellocchio. Non manca la parodia Croce e delizia di Luciano De Crescenzo.
Ma la vera perla è il film di Giuseppe De Liguoro risalente al 1913, Giuseppe Verdi nella vita e nella gloria, che la Cineteca nazionale ricostruisce per quanto possibile da piccole sequenze in nitrato di argento provenienti dal fondo Attilio Giovannini e dai frammenti restaurati dalla Cineteca del Friuli e depositati dall’Archivio Carlo Montanaro di Venezia.
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