Nella mostra DNA. Il grande libro della vita da Mendel alla genomica (http://www.palazzoesposizioni.it/categorie/mostra-dna-il-grande-libro-della-vita-da-mendel-alla-genomica), al Palazzo delle Esposizioni fino al 18 giugno 2017, la storia e il futuro della genetica. Materiali didattici, media interattivi, reperti e documenti originali per illustrare l’evoluzione della scienza che, inaugurata nell’800 dagli studi sui caratteri ereditari dei piselli di Mendel e continuando con quelli sui cromosomi dei moscerini della frutta di Morgan, ha portato negli anni ’50 del secolo scorso alla scoperta della struttura del DNA da parte di Watson, Crick e Rosalind Franklin, aprendo la strada alla manipolazione e all’ingegneria genetica, e all’utilizzo del codice della vita nella giustizia, in medicina e in paleontologia. Pecora Dolly, clonazione di animali estinti (già fatta) e di esseri umani (già possibile) incluse.
Questa è una mostra didattica che si giustifica, come tante altre, con l’assunto molto contemporaneo che conoscere è già salvarsi; è un ambito solamente sfiorato dal dibattito sull’uomo creatore che infine si sostituisce a Dio riuscendo a padroneggiare nascita, malattia e, in prospettiva, morte degli esseri viventi; dibattito che ha oscillato negli ultimi decenni tra la riprovazione etica e religiosa e l’illimitato entusiasmo per un progresso scientifico utile in molti settori vitali; tra gli spasmodici tentativi di porre limiti operativi nelle legislazioni e la sfrenata competizione tra gruppi di scienziati e industrie per la decodifica completa del genoma e per il suo utilizzo come brevetto industriale. Insomma al Palazzo delle Esposizioni si è lontani dall’ammettere – tranne che per un incontro a latere fissato per il 18 giugno, a mostra quasi smantellata – che insieme ai vantaggi si debbano aver chiari anche i tanti problemi generati da questa nuova abilità acquisita dagli uomini.
Compresi, nell’epoca di Big Data e informazione, quelli relativi alla privacy e al controllo che organizzazioni di ogni tipo possono esercitare sulla libertà degli individui dei quali, tramite l’analisi del DNA, a loro insaputa si possa conoscere – per fare un solo esempio tra i tanti possibili – la predisposizione a certe malattie.
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