Questa volta dipendeva solo dalla politica; e il Comune di Roma giovedì scorso, appena in tempo per la scadenza del 14 agosto 2014, dopo vent’anni di lotte e di comitati cittadini, ha approvato l’esproprio dell’ex Snia e del suo neonato lago sulla via Prenestina, stanziando 500000 euro per attrezzarli a parco naturale fruibile da tutti. Il lago si nutre spontaneamente dalla sorgente dell’Acqua Bullicante e non stagna, incanalando l’acqua in eccesso altrettanto spontaneamente nei suoi percorsi sotterranei. C’è un certo grado di dissonanza nel fatto che l’unico specchio d’acqua all’interno dei confini urbani che si possa definire naturale non esisterebbe senza l’intervento più artificialmente invasivo che si possa immaginare, quello delle ruspe palazzinare che nel 1992 ruppero le vene acquifere sotterranea provocando l’allagamento del cantiere e l’interruzione, oggi diventata definitiva, dei lavori. Quando il costruttore Antonio Pulcini, dopo aver acquistato l’area industriale dismessa e aver fatto carte false per cambiarne la destinazione d’uso, voleva tirar su lì un bel po’ di altissimi edifici, di certo non pensava di assolvere in maniera così perentoria e rapida i compiti che la natura avrebbe perseguito solamente con un elevato tasso di incertezza probabilistica e in tempi misurabili in milioni di anni. Ma stiamo imparando a nostre spese che quando si tratta di difendersi anche la natura rinuncia al suo lento respiro millenario.
Lascia un commento