Da oggi fino a tutto il 21 settembre a Villa Borghese, dentro il Parco dei Daini, la XII edizione de La Conserva della Neve, mostra mercato floro-vivaistica a Roma particolarmente aperta alle implicazioni culturali del verde e del paesaggio, intesi come giardino e come spazio rurale. Dopo l’assegnazione a Viterbo della sede vescovile, nel corso del XVI secolo il vicino borgo di Bagnaia si presta volentieri alla costruzione di una meravigliosa villa, ancora oggi detta Lante, probabilmente su progetto del Vignola, da destinare alla residenza estiva dei porporati che svolgeranno il loro sacro ufficio in città. In seguito, precisamente nel 1601, il consiglio comunale del borgo, desideroso di fare cosa gradita ai nobili ospiti, delibera di far costruire nei pressi del Casino della caccia, proprio vicino al giardino della villa – uno dei più belli di epoca rinascimentale in Italia insieme a quello di Bomarzo – un pozzo sotterraneo di forma cilindrica ad una profondità di dieci metri che, mettendo in pratica una antichissima tecnica già utilizzata dagli arabi di Spagna, nella stagione estiva sarebbe servito a conservare la neve raccolta in inverno, ottima per mantenere le vettovaglie in fresco e rifornire di deliziosi sorbetti la tavola del cardinale Montalto. A quel pozzo si diede il nome di Conserva della Neve, proprio la parafrasi recuperata per intitolare la mostra in forza di una sua metaforica virtù capace di evocare quei manufatti, quelle intromissioni umane nel paesaggio esemplificate dall’arte dei giardini, e più in generale il modo di operare dell’uomo che, sebbene utilitaristico, tende a non avere poco o nessuno impatto sul paesaggio naturale.
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