Probabilmente il modo migliore per capire la prima guerra mondiale – un evento storicamente influente sull’Europa e sul mondo così come sono oggi, ma umanamente per noi sbiadito, lontano – è visitare “Trincee ’14/18. La Grande Guerra negli occhi di un soldato”, una mostra di fotografie a lastra stereoscopica, cui si affiancano cimeli e documenti d’epoca, organizzata in occasione dei cento anni dallo scoppio del conflitto dalla galleria “Tempi Moderni” di via Giulia, con il sostegno di Roma Capitale e Regione Lazio. La fotografia stereoscopica, che proprio nelle trincee ha raggiunto l’apice del suo utilizzo, è un scoperta vecchia almeno quanto la fotografia stessa. Essa sfrutta un intuizione geometrica antichissima che mette in relazione la visione bioculare propria dell’uomo (due esposizioni della stessa immagine) con la capacità di valutare le distanze, quindi di dare profondità dimensionale al campo visivo; principio che oltre a spiegare la nostra attitudine ad abitare lo spazio a tre dimensioni ha trovato moltissime applicazioni scientifiche, non ultima quella sfruttata nel metodo della parallasse allo scopo di misurare la distanza delle stelle dalla terra. Apparecchi per scattare due foto simultanee delle stessa scena sono servite ai fotografi di guerra per riempire soprattutto in Italia e Francia gli archivi storici come la fondazione Mario Moderni, dal quale sono state selezionate le fotografie tridimensionali in mostra. A ragione essi – infreddoliti e affamati, in mezzo a fango, pulci, topi e membra umane staccate dai corpi – hanno supposto i posteri desiderosi di trovarsi lì e hanno inviato loro la terza dimensione spaziale nel tentativo di eliminare il tempo, un nemico peggiore di tutti quelli anonimi, nascosti a qualche centinaio di metri. http://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?contentId=NEW649785&jp_pagecode=newsview.wp&ahew=contentId:jp_pagecode
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