Almeno sotto l’aspetto storico rischia di essere l’esposizione più significativa del 2016 per i Musei Capitolini questa La Spina. Dall’Agro Vaticano a via della Conciliazione. Una curata serie di sculture, affreschi, disegni, dipinti e ausili cartografici per illustrare le trasformazioni subite in due millenni dalla striscia di suolo tra Castel Sant’Angelo sulle rive del fiume e Piazza San Pietro, contorsioni urbanistiche capaci di rappresentare plasticamente le tensioni storiche e politiche tra Roma e l’oltre-Tevere vaticano, dalle fastose ville imperiali alla demolizione post Patti Lateranensi, passando per il borgo medievale fortificato a difesa della Basilica e per la grande stagione edilizia rinascimentale e barocca. Sul sito dei Musei Capitolini trovate una ampia pagina informativa.
Mussolini forse per primo capisce di non poter reggere il muso duro sul volto dell’Italia post-unitaria nei confronti della sede papale, la quale, bisogna ammetterlo, il suo dominio spirituale sulle genti l’aveva maturato nei secoli su un ben più solido potere territoriale, immobiliare piuttosto che temporale; l’11 febbraio 1929 sigla allora il suo più grande successo di real politik firmando i Lateranensi e riconoscendo l’indipendenza politica e territoriale dello stato Vaticano. Si assicura così il suo insostituibile appoggio ed ad esso assicura un futuro che, come sarebbe stato evidente, andava molto al di là del riconoscimento del ruolo di attore unico della religione di stato italiana. Se i Patti separavano, al contrario la successiva demolizione dell’isolato storico della Spina di Borgo e l’apertura di via della Conciliazione riannetteva fisicamente Il Vaticano a Roma (o viceversa), ribadendo il ruolo della Chiesa e la sua influenza politica sullo stato laico, che ancora oggi non possiamo ritenere estinta.
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