Capita a Roma che si voglia costruire e che sbancando il terreno si scoprano resti di ville antiche con contorno di arredi, statue, suppellettili. Le ditte con i loro pressanti interessi economici, i comuni concessori di permessi e la burocrazia delle sovraintendenze infine si accordano per circondare le emergenze archeologiche con le nuove costruzioni, rendendole di fatti inagibili alla gente che ne vorrebbe fruire e alle istituzioni che le dovrebbero conservare, solo procrastinando in questo modo il momento della loro definitiva distruzione. Potrebbe succedere, con l’opposizione spontanea di cittadini, alla villa di Marco Valerio Messalla Corvino, scoperta nel 2012, durante i lavori per impostare i 55000 metri cubi di nuove residenze nel territorio di Ciampino, lungo la via dei Laghi, all’altezza della località Mura dei Francesi. Potrebbe capitare alle parti intrasportabili di essa naturalmente, e non al ciclo di statue di inestimabile valore dedicate al mito di Niobe, che il terreno ha custodito insieme alle terme che decoravano. In vita ricco e potente, comandante ad Azio agli ordini Augusto, mai completamente a lui sottomesso, Messalla, alla fine delle guerre civili ritorna a Roma per diventare protettore ed promotore di letteratura, arte e cultura (Tibullo e Ovidio, tra gli altri erano da lui patrocinati); fa costruire, come altri notabili, la sua sfarzosa villa tra Roma e i Castelli.
Rimane così impressionato dal mito cantato nelle Metamorfosi dal suo forse più grande protetto, da far circondare la probabile natatio delle sue terme da statue ad esso ispirate.
Niobe oggi salta fuori dal suo sarcofago di terra, impietrita dalla la strage dei suoi quattordici figli, dallo scalpello deciso di un artista gravido di passione greca, e dall’affronto delle ruspe pronte a regalarci l’ennesimo blocco di parallelepipedi con le finestre; e forse anche di fronte alla pochezza oscena dell’ Intervista Rai alla Elena Calandra, il Soprintendente Beni Archeologici del Lazio.
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