Di seguito l'”apprezzamento” sul comportamento degli italiani nei confronti degli ospiti con il quale esordisce il post di Atlas Obscura dedicato all’Appia Antica, un incipit capace di eclissare con il luogo comune più misero la potenza di uno dei monumenti più importanti del mondo, anche se, bisogna dire, la tendenza si inverte nel resto della nota.
Walking from the center of Rome, Via Appia, or the Appian Way seems like another small ruin, lined with cafes and restaurants looking to take the tourist dollar. In reality, it is one of the longest and oldest roads built by the Roman empire and neatly encapsulates much of the great history of Rome.
Provenendo a piedi dal centro di Roma, la via Appia sembra solo un’altra delle piccole rovine fiancheggiata da caffè e ristoranti [ma dove?] che cercano di sottrarre dollari al turista. In realtà, è una delle più lunghe antiche strade costruite dall’Impero Romano e custodisce molta della grande storia di Roma.
Fino ad oggi la community dei turisti delle meraviglie sul percorso dell’Appia Antica ha segnalato le Catacombe Ebraiche di Vigna Randanini, circa 700 metri di gallerie ricavate nel tufo 10 metri sotto il suolo, al centro di un’ampia distesa che si apre dalla biforcazione tra l’antica consolare e l’Appia Pignatelli, una delle poche catacombe di questo genere aperte al pubblico; quindi le più note Catacombe di San Sebastiano, tra le prime utilizzate dai cristiani, al cui toponimo si deve il termine stesso “catacomba”; infine una vera curiosità in stile Atlas: il Gruppo Storico Romano, Rome’s Gladiator School, con sede in una stradina laterale dell’Appia Antica, qualche centinaio di metri prima della chiesa del Quo Vadis partendo dalla porta San Sebastiano, associazione che da decenni studia e si fa promotrice di manifestazioni di archeologia sperimentale sulle usanze militari e sugli spettacoli gladiatori degli antichi romani.
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