L’Ara com’era è una speciale visita serale all’Ara Pacis, durante la quale vengono forniti visori VR in grado di sovrapporre immagini virtuali a quelle reali del monumento – ad esempio alle parti mancanti dei rilievi scultorei -, oppure di proiettare ricostruzioni filmate o realizzate con la computer grafica dell’ambiente urbano e naturale in cui era immerso l’altare all’epoca di Augusto, nonché delle azioni rituali che vi si svolgevano. Alla ricostruzione materiale del monumento non priva di dubbi, frutto di cinque secoli di ritrovamenti, integrazioni, aggiunte, scambi, rocambolesche acquisizioni, manipolazioni e ipotesi iconografiche, se ne aggiunge così con una virtuale, se possibile ipotetica in secondo grado. Giorni, orari e informazioni su http://www.arapacis.it/mostre_ed_eventi/eventi/l_ara_com_era
Si chiamano realtà aumentata e realtà virtuale e rappresentano l’ennesimo velo ideologico – quello della tecnologia digitale come macchina semplificatoria di progresso e conoscenza – che si adagia sul monumento augusteo dal ritrovamento dei primi frammenti sotto palazzo Fiano nella prima metà del ‘500; un po’ come molte delle teste dei sacerdoti in processione scolpite ex novo nel ‘700 dalle quali traspare l’ansia neoclassicista; oppure le integrazioni con disegno a graffio delle figure incomplete sul registro superiore ai lati degli ingressi – ad esempio nella scena allegorica della dea Roma seduta sulle armi, oppure nel lacunosissimo Lupercale -, realizzate per rispondere all’imperativo del regime fascista di ottenere a scopo propagandistico entro il bimillenario augusteo una completa testimonianza degli antichi fasti imperiali.
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