Rischiando un bel po’ di spocchia intellettuale vale la pena partecipare alle visite guidate insieme a liutai e restauratori al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali e ascoltare i concerti di musica antica organizzati in sede dall’ente museale in collaborazione con l’Area disciplinare interpretativa della musica antica del Conservatorio di Santa Cecilia. Otto appuntamenti (http://museostrumentimusicali.beniculturali.it/getFile.php?id=196) a cadenza settimanale, fino al 5 giugno, nel corso dei quali studenti e docenti del Conservatorio utilizzeranno gli strumenti antichi della collezione o copie ricostruite (tra i quali flauto traversiere, liuto, viola da gamba, clavicembalo, violino barocco, organo, ecc.) per suonare le partiture – in certi casi inedite o conservate in originale presso le biblioteche del Conservatorio e del Museo – della musica barocca e classica tra XVII al XVIII secolo, con sfumature, timbri e sapori il più possibile vicini alle ipotetiche esecuzioni originali.
Scontata la difficoltà, se non l’impossibilità, di riprodurre le condizioni fisiche in grado di recuperare gli antichi suoni, sia nel caso delle copie (una ricostruzione prende a modello un flauto e non tutti quelli coevi, comunque diversi tra loro) che in quello degli originali (le trasformazioni ad esempio subite dal legno a secoli dalla costruzione dello strumento), questo tipo di operazione, nello sforzo di perseguire comunque l’obiettivo, in certi casi sfocia in un arte nuova, inedita, diversa, perché diversi i vincoli interpretativi presi a riferimento: finisce così per costituire un circuito perfettamente chiuso tra seria ricerca, responsabilità storica e interpretazione artistica, qualcosa di molto raro oggi.
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