La Divina Commedia e con essa Dante ci parlano attraverso il Commento. Non un’esegesi, una parafrasi qualsiasi ma il “Commento”, l’idea universale di commento, il quid che certo ha assunto molte volte forma terrena a cominciare da Boccaccio e Petrarca fino ad arrivare a Sermonti e Benigni, ma che rimane incorruttibile, granitico, un gigante egoista, significativo solo di sé stesso. La Divina Commedia è stata ed è di fatto ancora la ricerca della nota a piè di pagina, l’ansia della sottolineatura; è la pagina affollata di appunti a matita, la voce declamata e veemente che si alterna ad una più accogliente, confortante, esplicativa. Insomma la Commedia sopravvive perché come la Bibbia si identifica nella “Interpretazione”, l’atto rituale che travalica l’importanza di una qualsiasi della miriade di sue interpretazioni; ma come per la Bibbia anche per essa sono necessarie delle chiese che custodiscano le regole e sorveglino i paramenti, i talari, le reliquie. A Roma dal 1913 la chiesa della Commedia si trova a Piazza Sidney Sonnino, nella casa degli Anguillara, un palazzetto di origine medievale concessione del Comune, pesantemente restaurato e piegato allo scopo fino a diventare la Casa di Dante. Un’associazione di accoliti gestisce lo spazio ed una biblioteca prestigiosa colma di sapienza dantesca; tra novembre ed aprile da 101 anni invita il fiore degli studiosi o appassionati di Dante per una serie di letture pubbliche e in questo modo, a beneficio di chi volesse parteciparvi, officia il rito eterno per la gloria del “Commento”, mutevole eppure sempre uguale a sé stesso. Il programma completo delle Lecturae Dantis 2014/2015 all’indirizzo http://www.casadidanteinroma.it/popwindows.asp?faq=18
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