Alberto Manguel (Una storia della lettura, Con Borges, Tutti gli uomini sono bugiardi, Vivere con i libri, tra gli altri) è il rappresentante più tipico della nidiata di scrittori argentini di nascita (più in generale sud-americani) – un altro esempio significativo per l’Italia è J. Rodolfo Wilcock – borghesi per censo e funzione sociale, intellettualmente aristocratici per intelligenza e origini multinazionali delle famiglie, poliglotti apolidi e giramondo, tutti eredi di Borges (a sedici anni Manguel era uno degli aiutanti lettori dello scrittore, ormai cieco); gente profonda e senza confini se non quelli tracciati dal pensiero e dai libri, che durante il secolo scorso, come il capostipite, si sono assunti il compito di far rigermogliare, inaspettatamente, il senso intero della cultura e della letteratura universali sulle immense distese della pampa; cultori del libro, hanno girato il mondo senza mai trovare pace, per convincersi infine che nulla esiste se non la Biblioteca.
Mircea Cărtărescu, (la trilogia Abbacinante, soprattutto), senza dubbio il maggior scrittore rumeno vivente, più modestamente si è assunto il compito di portare tra i confini della sua nazione e della sua lingua, sigillati per lunghi decenni dalla dittatura, il pezzo di cultura occidentale che ad essi mancava, secondo alcuni la parte degenerata e post-moderna (Kafka, Pynchon i suoi autori imprescindibili).
Sono due vincitori del premio Formentor che, insieme al cinquina del premio Strega, saranno alla Basilica di Massenzio il 13 giugno per la XVIII edizione di Letterature – Festival Internazionale di Roma, e leggeranno un inedito su “Il Domani dei Classici, Quand’è che un testo contemporaneo si dà come classico?”, il tema proposto quest’anno. Tanti altri Scrittori italiani e stranieri si alterneranno fino al 27 giugno, secondo la medesima formula delle letture seguite da un concerto. Programma completo
Lascia un commento