Roma, ad uno sguardo veloce, almeno in centro è una città in parte rinascimentale, in parte cospicua barocca, dal medioevo obliterato, con le antiche rovine che dominano alcune zone e che affiorano, qualche volta impercettibili, dappertutto. Allargando lo sguardo oltre i Fori e Campo Marzio predomina l’architettura ottocentesca, soprattutto postunitaria. Per questo la mostra di disegni architettonici settecenteschi al Museo di Roma può avere l’effetto di un ingrandimento fotografico in grado di offrire particolari altrimenti non apprezzabili. In gran parte provenienti dalla collezione di Antonio Muñoz, l’uomo che negli anni ’30 contribuì a fondare il museo, le opere grafiche presentano qualche grande committenza ecclesiastica, come la nuova facciata per San Giovanni in Laterano del 1732 con la quale Alessandro Galilei cambia il volto della prima basilica cristiana; e ancora la basilica di San Paolo fuori le mura, Fontana di Trevi, i prospetti per i Santi Apostoli e la facciata posteriore di Palazzo Farnese. Ma il grosso degli schizzi e dei disegni progettuali sono realizzati con cura dagli architetti per illustrare e convincere danarosi e nobili privati a finanziare la costruzione di edifici abitativi, fontane e altari. Oltre a nomi conosciuti quali Ferdinando Fuga, Nicola Salvi, architetti di mestiere come Andrea Francesco Nicoletti, Girolamo Toma.
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