La condizione dell’Atac è nota. Per decenni mucca da mungere a piacimento, è virtualmente già fallita con quasi un miliardo e mezzo di euro di debito (ultimo bilancio consolidato 2017). La giunta Raggi ne impedisce la chiusura sottoscrivendo un concordato preventivo: in alternativa al fallimento l’azienda chiede al Tribunale di approvare un piano di rientro dal debito senza interrompere la sua normale attività, nello specifico il fondamentale servizio di trasporto da fornire alla città. Il Tribunale, con l’approvazione dei debitori, dà seguito al concordato che, tra le altre cose, costringe Atac a vendere tutti gli immobili di proprietà in disuso o non funzionali, per un valore complessivo stimato di oltre 95 milioni di euro. Tra essi anche lo stabile sulla Tuscolana, nei pressi della fermata Metro Lucio Sestio, costruito negli anni venti, utilizzato prima come sottostazione elettrica della ferrovia Roma Frascati poi come uffici a seguito dello smantellamento della ferrovia, infine abbandonato negli anni novanta.
La palazzina però dal 2008 è occupata da Lucha y Siesta, un gruppo di agguerrite attiviste che, rimessolo a posto, in un decennio ne ha fatto un centro di accoglienza autogestito per donne (in certi casi con bambini) in difficoltà o vittime di violenza, e al tempo stesso luogo pulsante di iniziative sociali, manifestazioni culturali, corsi, luogo aperto alla gente del quartiere. Tutto senza fondi pubblici e tuttavia in accordo con i servizi sociali e con il riconoscimento della comunità accademica italiana ed internazionale. Roma Capitale quindi si trova oggi schiacciata tra l’obbligo legale di vendere l’immobile per rispettare il concordato sancito dal Tribunale che salva l’azienda di trasporti di cui è l’unico azionista (oltre che uno dei principali debitori), e la necessità morale di non cancellare con lo sgombero un’esperienza spontanea più che positiva, in un settore, la violenza sulle donne, nel quale i servizi pubblici sono largamente deficitari.
Lucha y Siesta, pur avendo manifestato la volontà di acquisire l’immobile tramite crowdfunding del Comitato “Lucha alla Città” (il prezzo stabilito per l’intera proprietà, libera alla vendita, è di un milione e 269 mila euro) e nonostante abbia il sostegno di tutte le forze sociali e culturali del quartiere e della città, rischia quindi di doverlo presto lasciare. Sosteniamo quindi le iniziative per la raccolta fondi, non ultimo il bellissimo album di figurine di donne coraggiose (tra le altre, Ilaria Cucchi a Carola Rackete) disegnate gratuitamente da Makkox, Gianluca Costantini, Anarkikka, Nicoz Balboa, Marta Baroni, Margherita Barrera, Mauro Biani, Manfredi Ciminale, Chiara Fazi, Vittorio Giacopini, Fabio Magnasciutti, Giancarlo Montelli, Roberta Muci, Dario Pallante, Francesca Protopapa, Irene Rinaldi, The Sando, Rita Petruccioli. L’album è disponibile a partire dal giorno 23 novembre, durante il corteo della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e poi presso Casetta Rossa, alla Villetta Social Lab, al Csoa la strada di Garbatella, alla casa delle donne Lucha y Siesta, nella libreria Odradek, all’associazione culturale Controchiave, nella libreria Nuova Europa presso i Granai, e nella libreria Tuedio di Albano Laziale.
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